La virata di Virginio

Bologna, 26 aprile 2015 - LA SETTIMANA del sindaco Virginio Merola inizia con il tracollo: lunedì il sondaggio di Ipr-Marketing svela come solo 4 cittadini e mezzo lo rivoterebbero nel 2016. Prosegue peggio: nell’ordine si registrano il gelido distacco del Pd nazionale dalle questioni locali mentre il primo cittadino si autorilancia al bis; la polemica sulla mancata vendita di azioni Hera; la stretta di mano col nemico storico Andrea De Maria che sfuma sotto gli occhi dei cronisti.

Finisce, però, in maniera inattesa: il cambio di strategia netta. Gli americani direbbero che siamo davanti al turning point, il punto di svolta, la virata. Politicamente è facile capirne il motivo: la direzione presa con la vendita delle azioni Hera (rimarcata poi in un question time, venerdì, dove Merola ha attaccato tutti a testa bassa) aumenta la sua gravità a sinistra grazie al discorso della Liberazione, focalizzato sul tema chiave dell’immigrazione e dell’accoglienza.

Ma c’è anche una sfumatura lessicale non meno importante: Merola abbandona i termini simpatici e i giochi di parole (la “mossa del cavallo”, gli “umarell”) e passa all’attacco («non permetteremo», «basta», «ipocriti», «la paura di un notabile», in riferimento alle critiche del parlamentare Pd De Maria). E’ un Merola inedito, che alza la posta in gioco e che punta sul ‘referendum’: «Non vi vado bene io? E allora chi c’è oltre a me?». Non credo basterà. Ma di sicuro è più facile solidarizzare con chi è ogni giorno sottoposto a un attacco che con chi viene, invece, ignorato. Le fragilità di Merola restano (qual è il progetto concreto per il 2016?); non si capisce – invece – dove vuole andare il suo partito.

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