Un consorzio per riqualificare la zona universitaria. E i locali chiudono più tardi

Enjoy Bologna raccoglie 43 pubblici esercizi che hanno sottoscritto un accordo con il Comune

Movida in zona universitaria (foto Schicchi)

Movida in zona universitaria (foto Schicchi)

Bologna, 31 luglio 2015 – Un consorzio per cambiare faccia alla zona universitaria di Bologna, riqualificarla e trasformare in risorsa quello che è un annoso problema della città, contro cui non hanno potuto fino a oggi né le ‘buone’ né le ‘cattive’. Si chiama EnjoyBologna e per il momento raccoglie 43 pubblici esercizi della zona universitaria, tutti locali che hanno sottoscritto il patto di collaborazione con il Comune di Bologna per la ‘zona universitaria bene comune’, in cui si impegnano alla custodia delle strade, alla lotta alla vendita abusiva di alcol e ad una miglior gestione del decoro urbano e del rumore.

«Per ora siamo 43, ma col tempo se il progetto funziona potrebbero aggiungersi altri locali», spiega il vicepresidente del neonato consorzio, presentato oggi in Comune, Marco Bertoncini. La contropartita per aver aderito al patto con il Comune è stato l’ottenimento della deroga per chiudere più tardi del fatidico coprifuoco dell’una previsto dalle ordinanze firmate dal sindaco Virginio Merola. La chiusura è stata così spostata alle 2 per alcune sere della settimana e alle 3 per il weekend.

Ci sono anche 17 laboratori artigianali che hanno ottenuto una deroga: non sono entrati nel consorzio, ma hanno sottoscritto una dichiarazione in Comune in cui si impegnano a rinunciare alla vendita di alcol. In cambio, hanno ottenuto la deroga dall’amministrazione e deciso ognuno il proprio orario di chiusura. Non è detto però che tutti questi laboratori potranno conservarla questa deroga: sono infatti in corso una serie di controlli su eventuali pendenze (multe, tasse e canoni non pagati regolarmente) che si concluderanno nel giro di pochi giorni. «Se emergerà che hanno situazioni pregresse non in regola – annuncia l’assessore all’Economia, Matteo Lepore – ritireremo la deroga. Saremo ferrei, la linea è quella del massimo rigore».

Sul totale di circa 200 attività della zona universitaria, il Comune è già riuscito a portarne dalle sua parte circa un terzo. E l’ambizione è quella di allargare il fronte comune, a partire dalla comunità bengalese, che in zona universitaria conta una trentina di piccoli negozi di vendita al dettaglio di alimentari ma anche di alcol: l’amministrazione ha in mente di provare a dirottarne una parte su altri tipi di attività, magari artigianali, allo scopo di ridurre il numero di market che vendono alcol.

(fonte Dire)

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