Pannella, il ricordo di Zuppi: "Le sue lotte erano genuine"

Il vescovo si scontrò con il radicale alla Comunità di Sant'Egidio. Ne nacque un legame: «Aveva una sorta di spiritualità»

Pannella in piazza Maggiore nel 2009, per la candidatura di Pasquino a sindaco

Pannella in piazza Maggiore nel 2009, per la candidatura di Pasquino a sindaco

Bologna, 20 maggio 2016 - Un uomo generoso e onesto, pur non essendo sempre nel giusto. E’ questo il giudizio espresso dall’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi su Marco Pannella, scomparso ieri. “Non ho condiviso molto delle sue battaglie, anzi: alcune dal mio punto di vista erano proprio inaccettabili, però, bisogna riconoscere che tutto quello che ha fatto, lo ha fatto per convinzione e non per interesse. Ha pagato di persona il fatto di aver messo le sue idee davanti alla convenienza spesso utilizzata dai politici e per questo motivo le sue lotte erano sempre genuine. Alcune, come quelle sulla giustizia o sul terzo mondo, hanno trovato grandi convergenze, hanno aperto gli occhi alla pubblica opinione”.

La giustizia giusta è un aspetto della misericordia voluta da Papa Francesco?

In parte sì. I latini dicevano ‘summum ius, summa iniuria’ per sottolineare come un’applicazione della giustizia che supera la persona e non la rispetta è ingiusta. E’ sempre un uomo a giudicare un altro uomo ed è difficile essere giusti se non si è comprensivi. Questo è uno dei tanti concetti scomodi che Pannella ha usato per combattere il sistema dei partiti. E’ stato l’uomo antipartito per eccellenza”.

Pur essendo costretto a organizzarsi in un partito per presentarsi alle elezioni, il leader radicale ha rinunciato ai finanziamenti, ai vantaggi e ai privilegi previsti per le formazioni politiche. Questo ha fatto di lui un ‘francescano laico’?

“Può essere. Tutto il suo agire era animato da una sorta di spiritualità e non perdeva occasione per dire che il nome Giacinto lo aveva ereditato da uno zio prete. Era rispettato proprio per quel senso di ‘onestà a tutti i costi’ che trasmetteva e che perseguiva: non era un semplice atteggiamento, era un suo modo di essere”.

La ferì quando definì Sant’Egidio come la ‘Comunità di Sant’Eccidio’?

Molto ed è stato il motivo per cui ci siamo conosciuti e poi chiariti. Su come far uscire l’Algeria dal terrorismo avevamo idee differenti, ma quelle parole lasciavano supporre che noi eravamo dalla parte sbagliata e che il nostro agire rafforzava, anziché sconfiggere, chi con il terrore aveva messo in crisi una democrazia debole. Erano state le diverse comunità algerine a rivolgersi a noi e noi come sempre cercavamo il modo migliore per fermare quella guerra civile. Da lì partì un confronto costante: alcune volte siamo state dalla stessa parte, altre su fronti opposti, ma sempre in modo franco e leale”.

Quali sono le battaglie di Pannella che più ha condiviso?

Quelle sui diritti dei carcerati e la qualità della loro vita, oltre a quelle legate al terzo mondo”.

Quali, invece, le inaccettabili?

Tutte quelle che volevano portare o hanno portato al paradosso che la libertà possa superare i diritti della persona”.

Da un vescovo ci saremmo attesi aborto e divorzio come risposta.

Togliere la vita a una persona che ancora deve nascere fa parte di questo paradosso. Aggiungo che la mia conoscenza di Pannella mi porta a dire che lui non avrebbe chiesto a una sua compagna di abortire, gli interessava il fatto che lo si potesse fare, perché lo considerava un diritto inalienabile”.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro