Mercoledì 24 Aprile 2024

Calcio in lutto, muore Pesaola: l'oriundo dal cappotto cammello re di Napoli, Firenze e Bologna

Il decesso oggi a Napoli. Figlio di un marchigiano emigrato in Argentina, trovò in italia sua sua America arrivando a vestire la maglia della Nazionale. Battuta sempre pronta, il "Petisso" era un vero personaggio. Tre città nel suo cuore di scaramantico allenatore. Nell'albo d'oro personale uno scudetto e due Coppe Italia

Bruno Pesaola, soprannome 'Petisso',  in una foto d'archivio datata 9 Gennaio 1982 (ANSA)

Bruno Pesaola, soprannome 'Petisso', in una foto d'archivio datata 9 Gennaio 1982 (ANSA)

Roma, 29 maggio 2015 - È morto a Napoli all'età di 89 anni Bruno Pesaola. Era ricoverato da tempo all'ospedale Fatebenefratelli per problemi di cardiocircolatori. Nato a Buenos Aires da padre marchigiano, dopo il debutto italiano nella Roma, in azzurro ha giocato con il Napoli dal 1952 al 1960 ed ha vestito la maglia della Nazionale come oriundo. Soprannominato "il Petisso" (il piccoletto), ha allenato il Napoli in quattro periodi differenti vincendo la storica Coppa Italia del 1962 e la Coppa dell Alpi nel 1966.

NAPOLI, FIRENZE, BOLOGNA - Da allenatore ha vinto il suo unico scudetto a Firenze nel 1969 e un'altra Coppa Italia a Bologna nel 1974. Di lui ha fatto una fantastica parodia Teo Teocoli nella trasmissione "Mai dire gol" in cui scherzava sull'amicizia tra  Pesaola, Bruscolotti, Ferlaino. Pesaola è stato uno straordinario personaggio del mondo del calcio, non soltanto per le sue qualità di giocatore e successivamente di allenatore, ma anche per il suo carattere sfrontato, la battuta sempre pronta e le bizzarrie che ne hanno segnato il carattere.

QUEL PORTAFORTUNA - Celebre è il cappotto color cammello che indossava come portafortuna quando andava in panchina, dal quale non si separava mai e che continuava a mettersi addosso anche nel finale di stagione, quando si era ormai in primavera inoltrata.