"Per Alice vogliamo solo giustizia"

Christian Casadei sentito a Los Angeles sulla strage di Venice Beach

Alice Gruppioni e Christian Casadei nel giorno del loro matrimonio

Alice Gruppioni e Christian Casadei nel giorno del loro matrimonio

Cesena, 5 maggio 2015 - A LOS ANGELES sono le 10.04 del mattino. A Cesena sono da poco passate le 19. Il fuso orario divide Cesena da Los Angeles. Christian Casadei è in tribunale, in California. Sullo ‘statino’ del giudice è in programma l’udienza del cesenate che quasi due anni ha visto morire nel modo più assurdo la sua giovane sposa, Alice Gruppioni. Christian al momento della nostra chiamata è già in tribunale. Ci risponde la zia di Alice, Katia. «Siamo già dentro – sussurra – vogliamo solo giustizia».

RIAVVOGLIAMO il nastro. Alice fu falciata da un folle alla guida di un’auto nel momento più felice della vita. Alice Gruppioni , 32 anni, dirigente del gruppo Sira di Pianoro è stata investita è uccisa il 3 agosto 2013 da un pirata della strada sul lungomare di Venice Beach, dove si trovava in viaggio di nozze con il marito Christian, architetto di Cesena. Alice e Christian, che si erano sposati il 20 luglio di quell’anno, stavano trascorrendo l’ultima giornata negli Stati Uniti. Il processo sta entrando nel vivo e sull’imputato Nathan Campbel grava un’accusa pesantissima contenuta in una frase. «Tienili d’occhio, corro e li investo».

Nelle prime fasi del processo contro l’investitore infatti, il vice procuratore di Los Angeles, Victo Avila, sostiene che questa frase sia stata udita da un testimone. L’avrebbe pronunciata Nathan Cambpel. L’obiettivo dell’inseguimento? Sempre secondo l’accusa l’obiettivo era uno spacciatore di metanfetamine, che avrebbe preso a un amico di Cambpell 35 dollari senza poi dargli in cambio la merce. Dal processo sulla morte della 32enne, emerge quindi una nuova e più inquietante versione dei fatti.

AVILA, come riporta l’americano National Post, l’ha fornita mercoledì scorso a giudice e giuria, mostrando in aula le foto di Alice e sostenendo di poter di portare in aula quel testimone chiave in grado di inchiodare l’uomo. La tesi dell’inseguimento, se confermata, aggraverebbe e non di poco la posizione di Cambpell, che in quella drammatica corsa a 55 chilometri all’ora tra la folla uccise Alice e ferì altre 17 persone.