Contestazione della Consob, Carisp ha nascosto le sue difficoltà

Avviato un procedimentro per le comunicazioni di dicembre 2015

La sede della Commissione nazionale di vigilanza sulle società e la borsa

La sede della Commissione nazionale di vigilanza sulle società e la borsa

Cesena, 25 giugno 2016 - Non c’è solo l’inchiesta per falso in bilancio condotta ormai da due anni dalla Procura della Repubblica di Forlì in relazione all’acconto sul dividendo distribuito a fine 2012 per un importo di 1,9 milioni di euro (il bilancio di quell’anno poi chiuse in perdita e non fu distribuito alcun dividendo) a preoccupare i vertici passati e presenti della Cassa di Risparmio di Cesena: nel fascicolo di oltre 400 pagine del bilancio relativo all’esercizio 2015 che sarà discusso nell’assemblea dei soci domenica 3 luglio al Carisport, c’è un lungo paragrafo dedicato a un procedimento della Consob (la commissione di vigilanza sulle società e la borsa) notificato alla Carisp circa tre mesi fa, quando già era operativo il Cda presiduto da Catia Tomasetti.

La contestazione della Consob riguarda «il comunicato stampa diffuso il 1° dicembre 2015, con il quale la Banca ha resi noti i coefficenti patrimoniali definiti nel processo di valutazione denominato Supervisory Review and Evaluation Process (Srep)». In sostanza non sarebbero state fornite all’opinione pubblica «alcune indicazioni fondamentali per una completa comprensione della situazione del rischio economico patrimoniale in cui versava la Banca». Gli elementi da fornire al pubblico, secondo quanto scritto nella relazione di bilancio, avrebbero dovuti essere desunti da una comunicazione emanata dalla stessa Consob appena quattro giorni prima, il 26 novembre 2015. La comunicazione non corretta fu integrata da un altro comunicato del 28 dicembre 2015, ma secondo la Consob in moto tardivo.

Il 5 maggio scorso, poi, la Consob ha avviato un procedimento sanzionatorio in relazione alla «prestazione dei servizi di investimento per il periodo maggio 2011 - luglio 2015». La Carisp sta predisponendo le controdeduzioni con l’aiuto dei legali e consulenti esterni, e afferma di non poter prevedere l’esito del procedimento, né di quantificare la passività potenziale. Le sanzioni, infatti, non sarebbero a carico degli amministratori o dei dirigenti, ma della banca.

A proposito dell’inchiesta penale sull’erogazione agli azionisti di un acconto sul dividendo a fine 2012, va ricordato che l’inchiesta fu aperta in seguito alla segnalazione alla Procura a dell’apertura di un procedimento da parte della Banca d’Italia, ma successivamente le controdeduzioni degli amministratori e dirigenti Carisp furono recepite dalla Banca d’Italia che chiuse il procedimento senza emettere alcun provvedimento sanzionatorio. Può darsi che la chiusura favorevole alla Carisp del procedimento della Banca d’Italia condizioni lo svolgimento delle indagini che ormai dovrebbero essere prossime alla conclusione.