Cassa di Risparmio di Cesena, un nuovo cambio della guardia dopo l’assemblea del 3 luglio

Resterebbero solo la presidente Tomasetti e il vicedirettore Formigoni

L’avvocato romano (di origini riminesi) Catia Tomasetti (foto Ravaglia)

L’avvocato romano (di origini riminesi) Catia Tomasetti (foto Ravaglia)

Cesena, 22 giugno 2016 - Cosa accadrà dopo il 3 luglio, quando l’assemblea degli azionisti della Cassa di Risparmio di Cesena approverà il bilancio 2015 con 252 milioni di perdita e l’aumento di capitale da 280 milioni riservato allo ‘Schema volontario’ del Fondo interbancario di tutela dei depositanti? Se lo chiedono gli azionisti, i sottoscrittori di obbligazioni e i correntisti, ma se lo chiedono soprattutto i quasi mille dipendenti che temono una rapida evoluzione della situazione che porti a un numero di esuberi superiore a quello di coloro (meno di un centinaio) che potrebbero accedere al pensionamento ricorrendo all’apposito fondo che consente di anticipare fino a cinque anni (e in taluni casi fino a sette) l’uscita dall’organico della banca.

Ad avere le idee chiare sembra essere solo il Fondo interbancario di tutela dei depositanti che venerdì scorso ha modificato il proprio statuto e incrementato la dotazione dello ‘Schema volontario’ da 300 a 700 milioni di euro, in modo da poter intervenire con sollecitudine in altre banche in difficoltà dopo la Carisp.

Nelle ultime due righe del comunicato stampa emesso al termine dell’assemblea straordinaria del 17 giugno si parla esplicitamente «dell’azione di rilancio che sarà realizzata dai nuovi Organi e dal nuovo management nominati dallo Schema volontario del Fidt».

Non c’è bisogno di una particolare conoscenza del linguaggio della finanza per capire che sia il consiglio d’amministrazione presieduto da Catia Tomasetti, eletto l’1 febbraio scorso, sia il direttore generale Dario Mancini, avranno vita breve alla Carisp. Trovano conferma nel comunicato le voci che circolano con sempre maggiore insistenza all’interno e all’esterno della banca: nel giro di poche settimane dopo l’assemblea degli azionisti del 3 luglio ci sarà l’ingresso del Fondo interbancario che acquisirà il controllo della maggioranza delle azioni e deciderà con sollecitudine di sostituire il vertice della Carisp con persone di propria fiducia.

In particolare le voci sul consiglio d’amministrazione eletto l’1 febbraio scorso danno in uscita almeno sette dei nove consiglieri, con la presidente Catia Tomasetti che resterebbe al suo posto, mentre il direttore generale Dario Mancini, che ha preso servizio l’1 aprile, poche settimane dopo essere stato assunto a Cesena, potrebbe lasciare la banca dopo appena quattro mesi di lavoro ottenendo una corposa buonuscita. Resterebbe al suo posto, invece, il vice direttore vicario Paolo Formigoni.