Ritmi tra Svezia e Romagna, ecco il coktail dei Ciumafina

In scena alla Baracca dei Talenti di Gambettola Stefano Delvecchio e Josefina Paulson

Stefano Delvecchio cesenate e Josefina Paulson, svedese

Stefano Delvecchio cesenate e Josefina Paulson, svedese

CESENA- 9 MARZO 2016 - Debutta stasera alle 21, alla Baracca dei talenti di Gambettola, il concerto intitolato Pastrocchio, proposto dai CiumaFina, duo formato da Stefano Delvecchio cesenate, e Josefina Paulson, svedese di Stoccolma: un sodalizio che porta in giro per l’Italia e all’estero l’incontro tra musiche delle tradizioni dei rispettivi Paesi, distanti sia culturalmente che geograficamente, ma che si fondono grazie a due strumenti altrettanto diversi e inconsueti: l’organetto diatonico e la nickelharpa.

Che musica si ottiene mescolando quella folk romagnola con le melodie tradizionali svedesi? «La ‘Swetalian’– risponde Delvecchio –. Io suono l’organetto e Josefina la nickelharpa, e con un po’ di ironia abbiamo chiamato il concerto Pastrocchio, nel senso di mescolanza. Partiamo dalle radici popolari per ottenere nuove suggestioni sonore: valzer, polke e galloppe si confrontano; veloci gighe si mischiano con dolci polskas».

Restiamo in tema di denominazioni, CiumaFina a cosa si deve? «Anche questo ad una mescolanza, tra il soprannome Ciuma che la mia famiglia da generazioni si porta dietro, di cui ignoro il significato e Fina, abbreviazione del nome della Paulson». Un sodalizio solo artistico? «Certo. Josefina vive a Stoccolma e fa tournèe per proprio conto, ma per prove e concerti insieme la nostra frequentazione è assidua. Stiamo preparando il secondo cd, mentre il repertorio del primo è quello proposto al pubblico di domani sera. Io poi, continuo a militare dal 1990 nei Bevano Est e il primo aprile sarò con questa formazione nuovamente al teatro di Gambettola».

Gli strumenti che suonano i CiumaFina risultano sconosciuti ai più. «Ci sono anziani romagnoli che ricordano di aver visto e ascoltato l’organetto diatonico nelle musiche dei balli popolari contadini. E’ antesignano della fisarmonica, da cui è stato soppiantato. Di dimensioni più ridotte funziona come un mantice, l’aria entra ed esce emettendo il suono. La nickelharpa invece è uno  medievale  della tradizione . Josefina ha una laurea in musica tradizionale svedese, e ha ottenuto tanti riconoscimenti di merito». E lei, Stefano? «Sono polistrumentista, autodidatta, compositore per il teatro e il cinema e docente di organetto. Ho scoperto il diatonico nel 1988 a Forlimpopoli alla Scuola di musica popolare e sono rimasto folgorato. Stessa reazione ho avuto un anno fa in Germania ad un seminario sulla musica d’insieme dove ho conosciuto Josefina proponendole questa fortunata avventura professionale».

Raffaella Candoli