Cesena, 26 febbraio 2010 - «Non sono d’accordo di lasciare il centro diurno Don Minzoni anche se lo frequento solo da 2 mesi, perché qui ho trovato la vera amicizia (quella disinteressata). Ora finalmente per la prima volta in vita mia riesco a confidarmi ed aprirmi e sentirmi capito! Non riuscirei a pensare a come possano sostituire amici come Rossella, Romina, Sandra ed Ercole!, sento per loro un vero affetto e ciò mi fa sentire bene! E poi, condividere questa esperienza coi ‘miei pari’, in questo contesto sento che mi fa crescere positivamente. Per favore non toglieteci tutto questo! Non toglieteci il Don Minzoni!». L’accorato appello contro la chiusura del centro Don Minzoni e il trasferimento delle attività alle ‘Palazzine’ dell’ospedale Bufalini viene da Gabriele, uno degli utenti. Alla sua voce si uniscono quelle degli operatori della Cooperativa Quadrifoglio, che gestisce la struttura, Ercole, Rossella, Romina, Verdiana e Sandra, critici nei confronti dell’Ausl non solo perché a breve perderanno il posto in quanto saranno sostituiti da personale assunto per concorso, ma perché nel progetto dell’Ausl non vedono la capacità di saper accogliere l’altro e rispettarlo, presupposti indispensabili per tessere una relazione con chi ha disturbi mentali.

Anche alcuni esponenti politici sono intervenuti sull’argomento: chiedono all’Ausl di non smantellare la struttura sia Jacopo Morrone (Lega Nord Romagna) che Antonio Nervegna (Pdl); quest’ultimo, in particolare, chiede al sindaco Lucchi, presidente della Conferenza socio sanitaria territoriale, di non tacere ulteriormente sulla riorganizzazione dei centri psichiatrici diurni all’interno dell’Ausl di Cesena.

Un paio di giorni fa era arrivata anche una lettera del Comitato dei famigliari degli utenti del centro diurno di salute mentale di via Don Minzoni a Cesena che scrivevano 'Qual è la vera motivazione di questo cambiamento, che noi riteniamo negativo? Chiediamo all’Azienda Usl che vengano mantenuti i risultato positivi raggiunti fino a ora in 15 anni di lavoro al centro diurno Don Minzoni!'.

I punti del ‘progetto’ contestati dal Comitato dei famigliari sono numerosi, ma soprattutto c’è il concetto generale che si rifà a numeri, leggi e decreti, ma non parla di salute e riabilitazione, che dovrebbero essere in cima ai pensieri di chi organizza la sanità pubblica. «Quando intervenne alla ‘due giorni’ sulla psichiatria del 3-4 dicembre 2009 — hanno detto i famigliari — il direttore generale dell’Ausl Maria Basenghi ci rassicurò dicendo: “State tranquilli, nessuno dei vostri ragazzi si dovrà spostare”. Il risultato è che il centro Don Minzoni chiude e l’attività verrà trasferita alle ‘Palazzine’ del Bufalini, un ambiente ospedaliero. E’ l’opposto di quello che raccomandano tutti gli studi di psichiatria, che per la riabilitazione raccomandano ambienti integrati in un contesto urbano».

Per far sentire meglio la loro voce, i famigliari stanno organizzando un’associazione e faranno un’assemblea entro il mese di marzo coinvolgendo medici di altre città. «L’attività del centro Don Minzoni, dove i nostri ragazzi hanno sviluppato importanti rapporti di fiducia con gli operatori della Cooperativa Quadrifoglio, avrebbe dovuto essere portata come un fiore all’occhiello, invece viene stravolta. I ragazzi hanno già dato segni di disagio perché associano all’ambiente delle ‘Palazzine’ l’assunzione dei farmaci. In questi anni il numero dei ricoveri è drasticamente calato, non vorremmo tornare indietro».