Cesena, 8 agosto 2011 - Piove sul bagnato: sulla sanità pubblica gravata da passivi milionari (e la nostra Azienda Usl non fa eccezione) sta per abbattersi il ciclone Faro: si tratta di una compagnia d’assicurazione genovese (con sede legale a Roma) che una decina di giorni fa è stata posta in liquidazione coatta amministrativa dal Ministero dello Sviluppo Economico che, contemporaneamente, le ha anche revocato l’autorizzazione all’esercizio delle attività in tutti i rami assicurativi.
La Faro è la compagnia scelta dall’Ausl di Cesena per coprire tutti i rischi di danni a terzi per prestazioni e attività svolte dall’azienda stessa, quindi non solo il rischio derivato dalla colpa medica. Per la verità non si era trattata di una scelta, poiché alla gara effettuata nel 2009 l’unica compagnia a presentarsi era stata la Faro.

Il contratto prevedeva per quattro anni (dal 1° gennaio 2010 al 31 dicembre 2013) il pagamento di un premio annuo fisso di 1.850.000 euro per coprire danni fino a 1.500.000 euro. Per danni ulteriori, fino a 5 milioni di euro, l’Ausl aveva stipulato con la Cattolica Assicurazioni una polizza con un premio annuo di 490mila euro.

Che le cose alla Faro, che fa parte del gruppo Memo, non andassero molto bene nel mondo delle assicurazioni si sapeva: negli ultimi anni si era fortemente sbilanciata sul fronte della sanità, dove il rischio viene ritenuto molto elevato, con tendenza all’aumento. La situazione è precipitata nel gennaio scorso: il 21 il Ministero dello Sviluppo Economico ha disposto lo scioglimento degli organi di amministrazione e controllo, e il 24 ha nominato Giovanni De Marco commissario per l’amministrazione straordinaria. Ma la situazione non è migliorata, tanto che il 29 luglio scorso il ministro Paolo Romani ha posto la Faro in liquidazione coatta amministrativa (un procedimento simile al fallimento) per le gravi perdite patrimoniali al 31 dicembre 2010 che hanno determinato la riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo per lo svolgimento dell’attività assicurativa.

L’avvocato torinese Andrea Grosso, nominato commissario liquidatore, ha spiegato in un’intervista che «i contratti in corso al 28 luglio continueranno a coprire i rischi per 60 giorni, ma in moneta fallimentare, insinuandosi nel passivo».

Insomma, si tratta di una situazione assai difficile perché l’ordinamento assicurativo in campo sanitario non prevede fondi di garanzia, come invece accade per la responsabilità civile automobilistica in cui per il danneggiato c’è sempre una copertura anche se chi ha causato il danno non è coperto da una polizza d’assicurazione.