Cesena, 22 settembre 2011 - «LE NOSTRE scuole non sono a rischio. L’indagine del Ministero non sappiamo neppure come e quando e da chi sia stata sia stata realizzata». Con questa rassicurazione ieri si sono fatte avanti perentoriamente la Provincia di Forlì-Cesena e Comune di Cesena per rassicurare studenti, famiglie e insegnanti che gli istituti scolastici cesenati finiti nell’elenco delle scuole stilato dal Ministero della pubblica Istruzione perché presentano o possono presentare situazioni di rischio, in realtà non sono meno agibili e sicuri di altri. Si tratta della scuola materna ed elementare Carducci, della elementare e media Anna Frank a Sant’Egidio (di competenza del Comune), dell’istituto professionale Macrelli e dell’istituto tecnico commerciale Serra, a cui si unisce la scuola elementare di via Saffi a Cesenatico.

La relazione ministeriale nel 2010 aveva segnalato edifici scolastici caratterizzati da particolari criticità per degrado, vetustà, tipologia strutturale, stato di manutenzione, completezza della certificazione, insistenza in zona sismica. Questo elenco, giova rimarcarlo, non coincide con quello degli istituti risultati non a norma in seguito ai sondaggi compiuti per verificare la statica e la tenuta antisismica di un gruppo di scuole prese campione, a causa della non rispondenza al criterio più restrittivo, che fissa alla soglia di 300 chilogrammi per metro quadrato la resistenza minima dei solai. Quegli istituti (Macrelli, Serra, liceo scientifico Righi, istituto Agrario, istituto tecnico Agnelli di Cesenatico, liceo Ferrari di Cesenatico) hanno ottenuto la deroga della Regione per poter aprire qualche giorno prima dell’inizio dell’anno scolastico, dopo la minaccia dei dirigenti di tenere chiusi gli istituti.

Quanto invece all’elenco di scuole non a norma diffuso dal Ministero, il dirigente della Progettazione e manutenzione fabbricati della Provincia di Forlì-Cesena Stefano Scala precisa che alla Provincia non è stata chiesta alcuna informazione in merito dal Ministero il quale può aver attinto dall’Upi (Unione Province italiane) oppure dalle singole scuole contattate non si sai in quali tempi, magari molti anni fa, prima che venissero apportate le migliorie. «Per quel che ci compete — dice l’assessore provinciale Marino Montesi — gli istituti Serra e Macrelli sono agibili e non hanno problemi seri. Al Macrelli verrà consegnato i prossimi mesi anche un prefabbricato per poter allargare i suoi spazi». Massimo Perazzoni, vicepreside del Macrelli, cade dalle nuvole:

«La questione dell’antisismica è stata risolta con il via libera della Regione, questa dell’elenco ministeriale ci giunge nuova. Noi abbiamo un’ala costruita dopo il 1983 a norma e quella realizzata anteriormente che, come tutte le altre scuole edificate prima, non risponde alla normativa antisismica più restrittiva introdotta successivamente». Anche il Comune di Cesena ‘difende’ le sue scuole. «Nella materna ed elementare Carducci — informa l’assessore Maura Miserocchi — è stato realizzato un intervento di riqualificazione nel 2002, con la messa a norma dell’ala su via Zara (rifacimento della copertura, scala di sicurezza, ascensore, nuovi impianti). Nella materna ed elementare di via Frank sono state condotte tutte le manutenzioni e non ci sono situazioni a rischio. Tutte le nostre scuole sono in regola con le norme di sicurezza antincendio e dotate dei vetri di sicurezza che in caso di urto possono crepare ma non spezzarsi».

Il presidente della Provincia Massimo Bulbi va al contrattacco: «Il Ministero fa le indagini, oppure chiede a noi di fare i sondaggi per testare la tenuta antisismica — afferma — . Ma una volta appurata la non piena rispondenza a norme imposte dallo Stato peraltro sempre più restrittive, non ci assegna le risorse finanziarie per poter intervenire. Come fai a mettere mano all’edilizia scolastica senza soldi? In ogni caso si sappia che le scuole del territorio sono sicure quanto lo erano gli scorsi anni e le situazioni più critiche, come quella dell’ex istituto di via Giorgina Saffi o dell’ex Oliveti a Forlì sono state affrontate. Noi a bilancio mettiamo ogni anno circa 800mila euro per la manutenzione degli edifici e arriviamo a fare ciò è possibile».

INSOMMA: con la carenza di risorse pubbliche c’è è risaputo che vetri non in sicurezza, strutture vetuste e cadenti, bagni in cui saltano le piastrelle, aule sofraffollate in cui non è rispettato il parametro del metro e 80 centimetri di spazio vitale da garantire ad ogni studente e altre situazioni di ordinario degrado e inadeguatezza — configurabili come le criticità rilevate dal Ministero ma con le quali da anni e anni si convive — sono grosso modo rinvenibili in tante scuole come in tante case. Sicché la scuola che è interamente in tutto e per tutto a norma scagli la prima pietra...