CESENA, 13 luglio 2012  - Su Facebook è un successo travolgente. Ormai non c'è profilo che non sfoggi la sua bella foto-cartellone (con decine di tag, tanto per diffonderla universalmente) dell'appello a firmare il referendum anti-casta recandosi all'ufficio elettorale del Comune. I commenti sono generalmente super-entusiasti e sferzano ovviamente la classe politica sull'onda dei toni già ampiamente diffusi dai grillini. Lamentandosi poi della 'censura' messa in atto dai mass media sul quesito referendario.

Vediamo di rimediare. La richiesta di referendum è relativa all'abrograzione dell'art.2 della legge 31 ottobre 1965 nr. 1261 sulla determinazione dell'indennità spettante ai membri del Parlamento ed è stata presentata il 19 aprile scorso. Si tratta in sostanza del taglio della 'diaria', una cifra aggiuntiva rispetto allo stipendio parlamentare vero e proprio e che ammonta in media a circa 48 mila euro annui per ogni deputato e senatore. La raccolta di firme è promossa da Unione Popolare. Dal sito internet www.unionepopolare.eu si evince che si tratta di un gruppo di cittadini animati dalla volontà di promuovere una 'rivoluzione gentile' per rinnovare l'Italia. Il referendum è la loro arma.

Tanti cittadini che hanno raccolto l'appello di Unione popolare si lamentano però che negli uffici elettorali dei Comuni ai quali si sono rivolti non è stato possibile firmare per la convocazione del referendum. E gridano al boicottaggio. Anche a Cesena è impossibile firmare in Comune. Chi si è rivolto agli uffici municipali si è sentito rispondere che i moduli per la raccolta delle adesioni sono esauriti. Per la precisione a Palazzo Albornoz è arrivato un solo modulo, riempito subito con 50 firme. Ma non si può fotocopiarlo per metterlo a disposizione dei cittadini?. «No - rispondono sempre dall'ufficio elettorale - I moduli vidimati e regolarizzati devono essere forniti dal comitato promotore. Abbiamo provato a contattarlo via telefono e via mail per farcene mandare altri: nessuna risposta». Ci abbiamo provato anche noi. Al recapito telefonico indicato sul sito di Unione popolare non risponde nessuno. Come rivoluzione è fin troppo gentile.