Cesena, 9 ottobre 2013 - E’ FINITO con un’assoluzione ‘perchè il fatto non sussiste’ il processo per violenza privata e sequestro di persona che ha visto coinvolto l’ex portiere del grande Milan Sebastiano Rossi in una vicenda che si è trascinata per oltre sette anni. Era il febbraio del 2006 e all’epoca l’ex calciatore gestiva il bar Roma in centro a Cesena. In una serata come tante in cui il locale era frequentato da numerosi avventori, uno in particolare attirava l’attenzione di Rossi. Il cliente era appoggiato al bancone completamente ‘rapito’ dalla barista con cui stava parlando. Mani sfiorate e scene sdolcinate che non sono piaciute al portierone tanto che (ieri in tribunale a Forlì) Rossi avrebbe avuto una reazione esagerata. Presa la ragazza da una parte, l’avrebbe rimproverata e poi chiusa a chiave in uno sgabuzzino. Da qui l’accusa di violenza privata e sequestro di persona. «Voglio spiegare io al giudice com’è andata la vicenda» ha detto ieri l’ex-portiere del Milan, assistito dall’avvocato Marco Martines. Secondo l’imputato infatti la porta dello sgabuzzino non era chiusa a chiave e la ragazza sarebbe rimasta di sua spontanea volontà nella cambusa a piangere per i rimproveri ricevuti da Rossi.

ALL’UDIENZA di ieri il pubblico ministero Massimo Maggiori ha chiesto la condanna per il sequestro di persona a 6 mesi di reclusione, il giudice Camillo Poilucci ha dichiarato estinto il reato di violenza privata per intervenuta prescrizione e ha assolto Sebastiano Rossi dal sequestro di persona perché il ‘fatto non sussiste’. Rossi in altre occasioni non ha avuto la stessa sorte con la giustizia. Nel 2010 fu arrestato a Cesena per aver reagito violentemente all’intervento di un carabiniere e patteggiò 56 giorni di reclusione convertiti in 14 mila euro di multa. Nell’estate del 2010 patteggiò una pena detentiva sostituita con 45mila euro di multa per aver colpito a Milano Marittima un ragazzo (che lo definì un uomo finito) al volto con una manata fratturandogli la mascella.

Annamaria Senni