Cesena, 28 novembre 2013 - DA IERI a mezzogiorno Banca Romagna Cooperativa è commissariata. Il provvedimento che la Banca d’Italia ha proposto e il Ministro dell’Economia e delle Finanze ha firmato il 13 novembre scorso non è ancora stato pubblicato, ma la notizia si è diffusa molto rapidamente tra i dipendenti della banca di credito cooperativo nata con grandi ambizioni nel 2008 dall’unione delle banche di credito cooperativo Romagna Centro e Macerone.

A DARE il via al tam tam è stato l’anticipo alle 11.30 della riunione del consiglio d’amministrazione che era già stato convocato per metà pomeriggio. All’ora di pranzo era già tutto fatto: azzerato il consiglio d’amministrazione presieduto da Nazario Sintini (che a breve tornerà a tempo pieno al suo ruolo di responsabile dell’Ufficio Progettazione e Direzione Lavori di Cesena della Provincia di Forlì-Cesena) e il collegio sindacale presieduto da Stefano Franchi, mentre resta al proprio posto il direttore generale Piergiorgio Giuliani. La conferma ufficiale è arrivata alle 18 con un laconico comunicato firmato dai commissari straordinari Claudio Giombini e Franco Zambon che informa del loro insediamento e della nomina di un comitato di sorveglianza formato da Mario Pace, Maria Teresa Bianchi e Alessandro Portolano. Nel comunicato si legge che il commissariamento «non comporta alcuna interruzione dell’attività della banca, che prosegue regolarmente in tutte le sue funzioni. Pertanto la clientela può continuare a operare, come di consueto, con fiduucia presso gli sportelli della banca».

MA COSA ha provocato l’intervento della Banca d’Italia, dopo che la stessa aveva convalidato il piano triennale di risanamento elaborato dall’attuale consiglio d’amministrazione e dal direttore generale che era stato insediato al posto di Gualtiero Giunchi? Probabilmente nel corso dell’ispezione che si è conclusa un paio di mesi fa sono emersi nuovi elementi oltre a quelli già evidenziati anche dal bilancio (300 milioni di euro di crediti deteriorati, un terzo del totale, e patrimonio fortemente eroso): si parla di conflitti d’interesse e di operazioni poco chiare compiute dal precedente consiglio d’amministrazione che l’attuale consiglio non avrebbe affrontato in modo adeguato. I conti, invece, rispettavano il piano di risanamento triennale: per il 2013, per esempio, erano pronti per essere accantonati per fare fronte a future perdite 12 milioni di euro, mentre il piano ne prevedeva 8,5. E questo dopo aver chiuso con una transazione da 4 milioni due controversie legate alla cattiva gestione degli sportelli di Galeata e Santa Sofia.

Paolo Morelli