Cesena, 3 marzo 2014 - BALLERINA e cubista in gioventù, ora suora dell’ordine delle Operaie della Santa Casa di Nazareth, suor Anna Nobili è salita ancora sul palco con altri venti giovani per interpretare ‘Ruth, un’amica da non perdere’, spettacolo della rassegna ‘Chi dice donna dice dono’ promossa dalla commissione cultura interparrocchiale di Savignano e San Mauro Pascoli, con il patrocinio del comune di Savignano. La suora ex cubista, milanese d’origine, si è esibita con la compagnia ‘Allievi Omega’ della scuola di danza ‘Holy Dance’ da lei fondata nel 2008 a Palestrina vicino a Roma.

Suor Anna ha danzato in prima persona sul palco del Moderno (FOTO), dando vita con i suoi allievi, allo spettacolo tratto dal Libro biblico di Ruth. Nonostante i voti perpetui, suor Anna non ha abbandonato la danza. Si è lasciata invece per sempre alle spalle un passato di ballerina specializzata in lap dance ‘hard’, animatrice per anni dei locali milanesi più trasgressivi. La sua storia è narrata nel libro «Io ballo con Dio» in cui la religiosa, oggi 44enne, racconta una conversione nata da sofferenze che ne segnano la vita sin dall’infanzia.

Quando ha cominciato a ballare nelle discoteche e nei locali notturni?
«Avevo ventidue anni. La danza e la musica mi sono sempre piaciute. La danza è stata per me una condizione di vita non verbale. Tutte le notti le trascorrevo nelle discoteche di Milano e nel fine settimana facevo la cubista e l’intrattenitrice. Mi divertivo ma mi accorgevo che gli uomini mi guardavano soprattutto per il mio corpo».
Quando è arrivata la cosiddetta folgorazione sulla via di Damasco?
«E’ stata mia madre a suggerirmi di smettere, di frequentare quei locali, di ballare mettendomi in mostra, di dire parolacce. Mi ha chiesto di cominciare a pregare e di andare in chiesa con lei e come lei avvicinarmi a Dio».
E lei come ha reagito?
«All’inizio non ne volevo sapere. Restavo in discoteca fino alla mattina, rifiutando ogni contatto con Dio. Poi, senza una spiegazione logica, una notte sono andata in chiesa, in quella dove andava mia madre, ho visto giovani che pregavano e si abbracciavano felici. Dapprima sono andata via. Però poi sono ritornata ancora e ho provato a cominciare a pregare. E’ stato un percorso lungo, difficile, ma ce l’ho fatta. E oggi sono felice».
Perché ha voluto tornare sul palco, a ballare, dopo essere diventata suora?
«Non sono stata io a fare questa scelta, ma è stato Gesù a spingermi a danzare, di nuovo. Io avevo smesso. Le suore mi hanno detto che questo era un mio carisma e che dovevo ballare. Quando poi ho preso i voti è stato lo stesso vescovo a dirmi di fondare una scuola di ballo. E io l’ho fatto».
Cosa prova quando è sul palco di un teatro?
«Tantissime emozioni. E’ come se il tempo si fermasse e c’è soltanto l’attimo presente. Noi che danziamo, una ventina, e il pubblico che ci guarda diventa protagonista, perché è una danza per condividere qualcosa che è dentro di noi, perché Dio è dentro ciascuno di noi».
Qual è la differenza fra danzare sul cubo in una discoteca e sul palco di un teatro?
«Non c’è paragone. Il cubo è un mezzo per stare al centro dell’attenzione. Il tuo corpo è al centro degli sguardi di tutti gli uomini, visto solo come un oggetto erotico. Il teatro è espressione ed emozione».
Cos’è la vita oggi per Anna Nobili?
«E’ amore. Se non è amore non è vita. E’ tutto quello che comporta l’amore che non è solo sentimento, ma è condividere la vita con gli altri e il dono che viviamo reciproco. Non potrei vivere da sola. Vivo con Dio, me stessa e con gli altri».

Ermanno Pasolini