Cesena, 11 aprile 2014 - RUBARE ai morti, uno dei delitti più infami che possa esistere, era l’intento di tre balordi di origine napoletana giunti a Cesena mercoledì scorso. Ma il furto, secondo gli ideatori, non doveva avvenire al cimitero bensì nella camera mortuaria dell’ospedale ‘Bufalini’. Rubare toccando e profanando i cadaveri, dunque, portando via gioielli e orologi indossati dalle salme per il loro ultimo viaggio. Senza ritegno, senza rispetto, senza neanche un briciolo di pietà per chi non può difendersi. Un macabro intento sventato dai carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Cesena.

LA STORIA inizia mercoledì pomeriggio, quando sul treno che dalle Marche arriva a Cesena viaggiano un uomo di 60 anni, una donna di 50 e il figlio di lei, giovanissimo, appena maggiorenne. I tre parlano tranquillamente del loro piano con un tone di voce per niente sommesso, specificando i dettagli e noncuranti degli altri viaggiatori. Si mettono d’accordo, studiano il percorso per raggiungere l’ospedale e si dividono i compiti con una freddezza sconcertante.

NELLO STESSO scompartimento, però, vi è anche un carabiniere in borghese che sente tutto e, tramite cellulare, chiama il 112 e riesce ad avvisare i colleghi cesenati poco prima che il treno si fermi in città. Subito scatta l’operazione e i militari si recano prima alla stazione, ma ormai è troppo tardi, e subito dopo in ospedale. Lì, grazie alla descrizione fornita via telefono dal carabiniere in borghese e anche al supporto dei necrofori, individuano subito la banda. L’uomo e il ragazzo attendono fuori, seduti su una panchina.
PRIMA di accomodarsi chiedono agli operatori delle pompe funebri dell’eventuale presenza nei dintorni di una tabaccheria. Nel frattempo la donna entra e percorre l’obitorio del Bufalini fino a giungere nell’ultima stanza (sono sei in tutto). Si siede, ma proprio in quel momento arrivano i carabinieri. La donna alla vista dei militari finge di pregare. Alla domanda sul perché della sua presenza in quel luogo esclama candidamente: «Sono venuta a trovare un amico morto», peccato che nella bara aperta vi sia in realtà una donna.

ACCOMPAGNATI in caserma, i tre sono risultati pregiudicati per reati contro il patrimonio (ovvero furti, rapine e truffe). A loro carico vi è anche la ‘sostituzione di persona’, in quanto i due uomini usavano spacciarsi per carabinieri o poliziotti. Non essendo stati colti in flagranza, i tre malviventi non sono stati arrestati. Per loro è scattato il foglio di via e il divieto di ritorno nel Comune di Cesena per tre anni.

Cecilia Gaetani