Cesena, 11 maggio 2014 - Siamo un Paese a numero tondo. Quasi pitagorico. Andiamo in estasi per gli anniversari, le ricorrenze, le parate colorate. Praticamente siamo come quei genitori che si ricordano che i pargoli esistono solo nel giorno del compleanno.

Ecco, questa inclinazione, tutta italica, si ripete, puntuale come le tasse, sul fronte della ricorrenza della Prima Guerra Mondiale. Un conflitto che ha cambiato la storia, anche della nostra città, delle sue famiglie, dei suoi bisnonni e di chi è partito senza tornare. Il 2014 diventa l’anno che fa rima con la deflagrazione della guerra che un secolo fa insanguinò l’Europa (un anno dopo anche l’Italia), senza contare che negli anni precedenti nessuno, o comunque pochini, ha minimanente considerato la benché minima esistenza di quello snodo storico.

L’oblìo dei decenni scorsi sulla Prima Guerra, menzionata solo da qualche sparuto monumento nelle piazzette dei paesini e delle città, è il paradigma di ben altre amnesie storiche. Un esempio: gli Anni di Piombo, tornati alla ribalta solo con gli anniversari del ’68 e del ’77 ma per lo più messi alle corde dalla voglia di rimuovere. La Memoria, a volte, può aiutare, se non a cambiare, a vivere con più raziocinio il futuro.

 

di Giorgio Guidelli