"Le donne straniere? Non è facile aiutarle"

L'intervista ad Annamaria Piraccini, dell’associazione ‘Perledonne’: "Spesso sono prigioniere dei mariti"

Donne straniere (Foto archivio StudioSally)

Donne straniere (Foto archivio StudioSally)

Cesena, 22 settembre 2016 -  Si è concluso ieri in tribunale a Cremona il processo per sottrazione di minore che ha visto coinvolti un libanese di 41 anni, residente nel Cesenate, (difeso dall’avvocato Alessandro Sintucci), e l’ex moglie. L’uomo condannato a 1 anno e mezzo di reclusione e a un risarcimento danni di 130 mila euro, si è reso colpevole di aver allontanato il figlio (oggi dodicenne) dalla mamma e di averlo portato a vivere in Libano coi nonni paterni. L’uomo diceva che la moglie era una ribelle, che non sottostava alle sue imposizioni di vestire col burqua, di stare chiusa in casa e di non guardare la televisione. Vediamo quali casi di difficoltà nasconde il ‘sommerso’ della vita cesenate con la presidentessa dell’Associazione Perledonne.

Annamaria Piraccini, quante donne si rivolgono a voi per denunciare delle difficoltà in famiglia?

"Molte donne si sono rivolte al nostro sportello lamentando soprusi e violenze da parte dei mariti".

Tra queste vi sono delle straniere?

"Ricordo una donna marocchina che si lamentava che il marito non voleva che lei si recasse negli ambienti pubblici. Le aveva praticamente impedito di uscire di casa".

Altri casi?

"Abbiamo avuto due o tre casi di donne marocchine che non potevano neppure portare i figli ad attività extrascolastiche, come attività sportive o di altro tipo, perché i mariti volevano che rimanessero nascoste. Per cui, visto che gli uomini lavoravano, i bambini al pomeriggio erano costretti a rimanere in casa con la madre. Alcuni non potevano neppure andare ai compleanni degli amici".

Ma queste donne si fanno aiutare da voi?

"Le incontriamo più che altro per strada e non si rivolgono al nostro sportello. Quando noi diciamo loro che siamo disposti ad aiutarle si tirano indietro".

Come mai?

"Il più delle volte hanno paura di essere seguite dal marito quando vengono qui da noi, altre volte è il coniuge che non vuole perché qui c’è un mediatore uomo e gli stranieri non vedono di buon occhio che lui vada a parlare con le loro mogli".

Avete anche donne che si rivolgono a voi perché hanno subito violenza?

"Sì. c’è qualche straniera ma la maggior parte sono italiane".

In quanti casi le conducete a intraprendere le vie legali?

"Pochi in realtà. Le donne temono che se vanno avanti coi loro propositi poi il marito userà la sua violenza coi figli e si tirano indietro. Abbiamo avuto una donna albanese che si è rivolta a noi e poi è sparita e ha anche smesso di risponderci al telefono".

Che cosa le era successo?

"Il marito la picchiava. Spesso la sera tornava a casa ubriaco e se la prendeva con lei".

Chi invece ce l’ha fatta a uscire da una situazione di soprusi?

"Un’altra ragazza che veniva violentata dallo zio, ha avuto il coraggio di venircelo a raccontare, ma poi si vergognava perché abitava in un piccolo borgo. Alla fine però ha trovato il coraggio di denunciare lo zio e pare che adesso sti meglio".