Cesena, bimbo morto durante il parto, indagati 7 sanitari

Eseguita l’autopsia: il piccolo era sano. Il padre: "Vogliamo la verità"

Ginecologia e ostetricia, foto d'archivio Germogli

Ginecologia e ostetricia, foto d'archivio Germogli

Cesena, 26 febbraio 2017 - Sette avvisi di garanzia sono stati emessi dalla procura di Forlì a carico del personale medico e sanitario - ginecologi e ostetriche - del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Bufalini che il 18 e il 19 febbraio ha assistito la giovane cesenate di origine ucraina che, dopo un parto lunghissimo e doloroso, ha dato alla luce un bimbo morto. I provvedimenti, emessi dal sostituto procuratore Federica Messina a seguito delle denuncia inoltrata dai genitori del piccolo al Commissariato di Cesena, sono stati quasi contemporanei all’autopsia sul corpicino del neonato disposta dal magistrato ed effettuata venerdì.

I due giovani (lei ha 28 anni ed era alla prima maternità) potranno riavere a breve la piccola salma per procedere alla tumulazione. Per conoscere i risultati della perizia autoptica, effettuata da periti di ambo le parti, invece, occorre aspettare almeno 30 giorni con possibilità di proroga, dopo di che saranno più chiare le motivazioni che hanno portato un nascituro sano e di peso elevato (oltre 4 chilogrammi e mezzo) a non sopravvivere al travaglio e se a tale proposito ci siano state responsabilità attribuibili all’ospedale.

Il sospetto, chiaramente espresso dal padre del nascituro, è che il personale medico non sia intervenuto in tempo con un taglio cesareo che avrebbe risolto la mancanza di contrazioni che ha impedito per molte ore l’esito felice dell’evento.

«Ho visto mia moglie soffrire in modo terribile e per quasi due giorni - racconta l’uomo - . Abbiamo chiesto a più riprese che le facessero il taglio cesareo poiché il bimbo era molto grosso e non passava, ma ci è stato ripetutamente negato. Alla fine è nato morto e dire che sembrava sano e non aveva certo il cordone ombelicale intono al collo, come ci è stato detto in un primo momento».

Di fatto quel parto non sembrava evidenziare rischi particolari e il bimbo, a giudicare dalle analisi effettuate prima e durante il travaglio, non mostrava alcuna sofferenza se non quella di un parto troppo lungo e complicato dal suo peso. Gli avvisi di garanzia emessi in questa fase sono uno strumento di tutela degli indagati e consentono alle parti coinvolte di essere informati sugli atti compiuti durante l’inchiesta. I sanitari sono difesi dall’avvocato Massimiliano Sgarni. Mentre la famiglia del piccolo si è affidata all’avvocata Carla Ciani di Forlì.