Cesena, povertà, centro Caritas preso d'assalto

Boom di stranieri senza permesso

Cesena, povertà, centro Caritas preso d'assalto. Sempre più famiglie assistite

Cesena, povertà, centro Caritas preso d'assalto. Sempre più famiglie assistite

Cesena, 23 aprile 2017 - Un semaforo col verde e la targa della Caritas affiancata, segno che si può accedere ai servizi del principale avamposto assistenziale diocesano che il 16 aprile ha inaugurato la nuova sede in via don Minzoni. È la fotografia nel frontespizio del Dossier Povertà, illustrato ieri al palazzo del Ridotto, presenti il vescovo Douglas Regattieri e l’assessore ai Simona Benedetti, Walter Nanni, responsabile del Centro studi di Caritas italiana e Giancarlo Dall’Ara, responsabile dell’Osservatorio che ha redatto la ricerca. A rivolgersi al centro d’ascolto diocesano nel 2016 sono stati 1.162 persone, più di tre al giorno, il 10% in meno del 2015. Ma non perché i bisognosi siano diminuiti, il fatto è che non pochi stranieri hanno cercato opportunità in altri luoghi. In ogni caso il centro resta frequentatissimo, preso d’assalto dai bisognosi. 797 gli stranieri (68,4%), in primis dai paesi del Maghreb: marocchini (33%), poi tunisini e nigeriani Tra gli europei in testa i rumeni (71,6%), tra i paesi extra unione spiccano gli albanesi(46,7%) .

Le fasce prevalenti sono i 45-54enni e i 35-44enni, persone che sarebbero nel pieno della età produttiva. Crescono gli under 35, saliti al 39,5%. Dato allarmante: in possesso di regolare permesso sono il 46.7%, peraltro di meno, rispetto al 50,1% del 2015, ma sempre tanti. Gli occupati sono il 13,8%, ma con introiti tali da non affrancarsi dai bisogni. Tre, innanzitutto: legati al lavoro (26,8%), all’abitazione (22,4%) e ai problemi economici. La Caritas diocesana ascolta e agisce, offrendo offre beni e servizi (paga le bollette delle famiglie non abbienti e distribuisce viveri alla dispensa di via Canonico Lugaresi), nonché alloggi, ma con posti limitati e costantemente pieni.

Verranno riqualificate tre strutture di accoglienza: la San Giuseppe per maschi (quattro monolocali e tre bilocali), quella per madri con minori Emmanuel (sei bilocali) e la Sant’Anna (stanze singole e doppie). Per rimpinguare i volontari, attivi in numerose parrocchie, si conta sui progetti di servizio civile. Tra i nuovi progetti, un intervento per famiglie in emergenza lavorativa e per i profughi, la realizzazione di una mensa con uso cucina con l’istituto Lugaresi, la realizzazione di un mercatino indumenti permanente.Nei mesi scorsi una indagine dell’Osservatorio diocesano ha riguardato i clochard, a servizio dei quali è aperta ogni giorno la mensa di via don Minzoni. «Si sono aperti con i nostri volontari – ha rimarcato il relatore Dall’Ara – . In molti casi si tratta di persone per così dire normali che per la perdita del lavoro o disavventure familiari sono finiti senza dimora. Alcuni si sono detti disposti a cercare lavoro».