Lo chef Lardone ha chiuso il Fermo Posta per emigrare a Tirana

La provocazione: "Meglio un ristorante in Albania che dietro piazza della Libertà"

Il ‘Boston Lobster’

Il ‘Boston Lobster’

Cesena, 11 gennaio 2017 - Dall'osteria Fermo Posta, dietro piazza della Libertà – in via Giovanni XXIII zona Valdoca – a Tirana. Lo chef Raffaele Lardone ha lasciato il ristorante cesenate, inaugurato nel maggio 2014 dopo due anni e mezzo e ha deciso di emigrare come chef in Albania. 58 anni, di origini napoletane, Lardone ha viaggiato per lavoro a lungo, ma si era radicato in città.

Che cosa fa in Albania?

«Ho aperto il ristorante Boston Lobster con piatti che gravitano tutti attorno agli astici, prerogativa gastronomica della costa atlantica del Nord degli Stati Uniti e in particolare di Boston. Di qui il nome del locale. Si tratta di un ristorante di un certo livello, con pesce e crostacei preparati con fantasia e semplicità. Lo abbiamo inaugurato in dicembre e i riscontri sono molto positivi. Ho una pagina facebook, i miei amici cesenati possono seguirmi a distanza e se capitano da queste parti sanno dove trovarmi».

Tirana è una capitale, ma non le manca la Romagna, terra del buon vivere e del bel mangiare?

«Francamente no, perchè qui la situazione è positiva. Gli albanesi stanno crescendo, il Pil sale e così il benessere: qui si vive bene e c’è una classe media che può spendere e venire al ristorante. Io sono uno chef cosmopolita e amo le sfide: il progetto mi piaceva e mi sono trasferito volentieri in Albania, perché lo considero un paese emergente in cui si può seminare bene. Non ho particolari nostalgie, mi adatto agli ambienti e guardo sempre avanti».

Perché ha chiuso l’osteria il Fermo Posta, dopo appena due anni e mezzo?

«Perché purtroppo non riuscivamo ad allargare la base dei clienti, mancava la nuova linfa. Me ne ero creati di affezionati, ma l’osteria si trovava in un posto di scarso passaggio, in particolare a causa dei lavori sulla piazza, che hanno ostruito l’afflusso da quel versante di centro storico. Se penso che i lavori dureranno ancora un anno... Vede, un ristorante deve essere facilmente raggiungibile con qualsiasi mezzo il passaggio si autoalimenta. Se la zona si desertifica e diventa un mortorio, come in effetti è successo a Cesena, in questi casi, bene che vada, mantieni la clientela fidelizzata. Ma a me non bastava, io volevo crescere, e non solo per ragioni economiche».

Insomma: meglio l’Albania che stare dietro piazza della Libertà?

«Eh sì, non ci sono dubbi».

È più facile aprire un pubblico esercizio a Tirana rispetto a Cesena?

«Non c’è paragone, tutta un’altra cosa: molto più semplice, in Albania. Di queste faccende si occupano i miei consulenti, ma ho potuto appurare che i carichi fiscali e burocratici sono molto meno pesanti e ci sono meno ostacoli per poter fare questo mestiere. Qua ci si sta dentro meglio, i costi fissi non sono proibitivi come in Italia e ho meno affanni per potermi dedicare fino in fondo alla mia attività di chef».

In mezzo ai lobster, un piatto di cucina romagnola non sarebbe una bella esca a Tirana?

«No, andrei fuori tema. Non facevo cucina romagnola neppure al Fermo Posta, dove puntavo sui piatti tipici taliani e del sud della Francia».

Tornerà a Cesena?

«Non è escluso, è una bella città, ma ora mi piace molto cucinare in Albania».