Cesena, per demolire una casa pericolante ci sono voluti 12 anni

Casalbono, l’odissea dei residenti del piccolo borgo

L’immobile pericolante che è stato finalmente abbattuto a Casalbono (foto Luca Ravaglia)

L’immobile pericolante che è stato finalmente abbattuto a Casalbono (foto Luca Ravaglia)

Cesena, 13 ottobre 2017 - «Casalbono è tornato ad essere il nostro Paradiso». Sono i residenti del piccolo borgo appena sopra Borello ad annunciare la fine di una vicenda durata 12 anni: l’edificio pericolante di via Chiesa, accollato alle loro abitazioni, è stato demolito.

«Quel rudere non ci faceva più dormire la notte» racconta Gilberto Bernardi proprietario, insieme alla moglie, di una casetta distante pochi passi dalle crepe a misura d’uomo. Il Resto del Carlino ha raccolto le segnalazioni e le proteste dei cittadini lo scorso marzo, ma le prime lettere portate in Comune per chidere un intervento risolutivo risalgono addirittura a 12 anni fa.

«Non abbiamo mai ricevuto risposta – prosegue Bernardi -. Nel 2011 è stata fatta un’ordinanza di demolizione ma nella pratica non è mai cambiato niente». La struttura apparteneva a 15 proprietari diversi, a detta dei residenti del borgo, che vivono lontani da Casalbono. Nessuno di loro si era mai fatto vivo per sistemare la situazione, neanche quando sono state posizionate le transenne di sicurezza. I tecnici del Comune di Cesena, infatti, dopo vari sopralluoghi avevano etichettato l’edificio come ‘fabbricato pericolante’ da abbattere, ovviamente a spese dei proprietari dell’immobile.

«Quando tirava vento cadeva di tutto – racconta Bernardi -, tegole, travi, mattoni. Era diventata una discarica: i topi vagavano indisturbati fra elettrodomestici e infissi distrutti». E i bambini giocavano fra le macerie. «Non ne potevamo davvero più: un residente allora si è fatto portavoce della nostra comunità e ha continuato a sollecitare i proprietari del fabbricato spiegando che la situazione continuava a peggiorare – un respiro spezza la commozione -. Finalmente hanno deciso di dividersi le spese e di mandare una ditta a pulire l’intera zona. Ci è sembrato di tornare a vivere».