Mamma Ebe ancora denunciata. Prometteva di curare l'infertilità

L'accusa è di esercizio abusivo della professione medica. Utilizzava una pomata altamente pericolosa

Mamma Ebe (foto Ansa)

Mamma Ebe (foto Ansa)

Forlì, 20 giugno 2017 - Ancora una denuncia per Mamma Ebe. L'accusa è di esercizio abusivo della professione medica nei confronti di una 37enne con problemi di fertilità, costretta dal marito, un professionista di 35 anni denunciato per maltrattamenti, a sospendere le cure tradizionali e ad affidarsi alla santona 84enne, all'anagrafe Gigliola Giorgini.

L'anziana si trovava già agli arresti domiciliari nella sua casa di Sant'Ermete di Santarcangelo, ma sembra che continuasse a portare avanti la sua 'attività' di guaritrice. Nel caso specifico, Mamma Ebe applicava sul ventre della giovane donna con problemi di fertilità una pomata a suo dire 'miracolosa' che avrebbe risolto il suo problema.

La 37enne era stata costretta dal marito, da cui poi si è separata, ad annullare tutte le pratiche mediche per procedere alla fecondazione assistita e in ultimo anche a pratiche adottive. L'uomo, secondo quanto riferito dalla moglie, su indicazione di Mamma Ebe, avrebbe dovuto convincerla a evitare il ricorso alle cure della fecondazione assistita in quanto sarebbero potuti nascere bambini con dei problemi mentali. La santona, ha dunque iniziato a somministrarle la pomata, ritenuta capace di "sfiammare" le tube.  

La 37enne ha dunque raccontato di essersi sottoposta alle cure di "Gigliola" che nella prima seduta l'aveva visitata e le aveva prescritto circa 5 trattamenti, salvo poi prescriverne altri al termine delle prime sedute. La sostanza cremosa, di colore arancione, che sin da subito le ha provocato una perdurante forma di irritazione cutanea e delle lesioni sul basso ventre ove veniva spalmata.

Dalle successive indagini della polizia, è emerso che la pomata è altamente pericolosa e, se somministrata per usi non consentiti e in sovradosaggio, comporta anche disturbi neurologici come convulsioni in neonati e bambini. Non solo, non deve essere utilizzata una dose superiore a quella raccomandata proprio per evitare facili reazioni e disturbi associati al farmaco, ma lo stesso risulta infiammabile e non deve essere assolutamente applicato su parti del corpo lese o già infiammate. Il suddetto farmaco era infatti indicato nei casi di distorsioni e lombaggini per alleviare dolori.

La Giorgini era già stata condannata in via definitiva a sei anni (la sentenza della Cassazione dello scorso anno ha infatti confermato quella della Corte d'Appello di Firenze del 2013) per associazione a delinquere ed esercizio abusivo della professione medica in riferimento all'attività di cure e massaggi che aveva svolto dal 2005 al 2010 a Villa Gigliola, sulle pendici del Montalbano, meta di una processione continua di persone malate o comunque sofferenti che si affidavano alle sue presunte capacità e poteri taumaturgiche. L'attività era stata troncata nel 2010 dagli arresti eseguiti dai carabinieri di Quarrata.

Ma le prime promesse di 'guarigioni' miracolose della donna, in passato fondatrice del mai riconosciuto 'Ordine di Gesù Misericordioso', risalgono già agli anni '80, e, nonostante le accuse e gli arresti, l'attività è andata avanti sino ad oggi, con incontri su appuntamento.