Omicida sfugge agli agenti e si uccide lanciandosi nel vuoto

L’oscura fine di Luca Lorenzini durante un sopralluogo ad Acquapartita

Luca Lorenzini accompagnato dagli agenti

Luca Lorenzini accompagnato dagli agenti

Cesena, 8 dicembre 2016 - E’ sfuggito alla sorveglianza degli agenti e si è gettato nel vuoto dalle scale dell’ex sanatorio di Acquapartita. E’ morto così, in circostanze ancora oscure, il 33enne cesenate Luca Lorenzini, detenuto per l’omicidio dell’ex fidanzata Stefania Garattoni di vent’anni. Il delitto risale al 9 marzo del 2011. Lorenzini, recluso a Ferrara con una condanna a trent’anni sulle spalle, si trovava ad Acquapartita per un sopralluogo come testimone di un’indagine di polizia.  Pare che fosse stato lui stesso a fornire informazioni utili per l’individuazione di un reato e il recupero di oggetti rubati, venendo quindi autorizzato a recarsi sul posto sotto sorveglianza per circostanziare meglio le sue rivelazioni. Una ricostruzione che contiene ancora molti punti da chiarire, perché gli inquirenti, accorsi in gran forze sul posto, hanno mantenuto uno strettissimo riserbo sulla vicenda. La direzione delle indagini è stata assunta dal sostituto procuratore di turno Federica Messina.  

Luca Lorenzini è deceduto attorno a mezzogiorno di ieri. Il giovane era da poco entrato nella vecchia struttura alberghiera dove sono in corso da tempo lavori di riqualificazione ma che è anche diventata rifugio di sbandati e persone dedite a traffici illeciti. Forse Lorenzini aveva raccolto qualche confidenza in carcere, oppure si trattava solo di una mossa per poter uscire dalla cella e mettere in atto un proposito a lungo covato.

In ogni caso, il giovane è riuscito a sfuggire alla vigilanza degli agenti che lo accompagnavano e si è suicidato. Subito dopo il suo tragico gesto è scattato l’allarme con l’intervento degli inquirenti per ricostruire l’accaduto e individuare le responsabilità. L’avvocato Alessandro Sintucci, che l’ha difeso a processo, ha appreso immediatamente la notizia dai familiari del giovane. A quanto risulta al legale, Luca Lorenzini non era ammanettato quindi deve aver trovato il modo di allontanarsi dagli agenti che lo accompagnavano e di compiere in un attimo quell’atto estremo che l’ha portato alla morte.  Lorenzini era stato condannato a trent’anni ma la Cassazione aveva parzialmente annullato la sentenza escludendo l’aggravante dei motivi abietti. La condanna era però stata nuovamente confermata dalla Corte d’appello di Bologna.