Omicidio di via Milani, chiesti 30 anni di carcere per Rachid Rahali

La richiesta del pubblico ministero. Sentenza il 20 ottobre

Nadia Salami

Nadia Salami

Cesena, 24 settembre 2016 -  E' iniziato  ieri mattina in tribunale a Forlì il processo per l’omicidio di Nadia Salami, uccisa a coltellate nella serata di domenica 25 ottobre dell’anno scorso nella casa popolare del complesso Ex Roverella di via Milani 35, nel centro storico di Cesena. Il processo si svolge davanti al giudice per l’udienza preliminare Luisa Del Bianco con la formula del rito abbreviato richiesta dai difensori dell’imputato Rachid Rahali, 36 anni, marito della vittima e come lei di origine marocchina.

Il pubblico ministero Michela Guidi ha ricostruito il delitto e ha chiesto la pena massima applicabile: 30 anni di reclusione. Infatti il processo con rito abbreviato, che si svolge a porte chiuse, prevede in caso di condanna la riduzione di un terzo della pena. Poiché sono state contestate le aggravanti della particolare crudeltà, della presenza sulla scena del delitto dei tre figli minorenni e del rapporto coniugale fra imputato e vittima, ed è stata chiesta l’esclusione delle attenuanti generiche, la pena base è quella dell’ergastolo, che con la riduzione per il rito abbreviato scende a trent’anni.

Le parti civili costituite nel processo sono la sorella di Nadia Salami, Aziza, e la madre Atia El, assistite dall’avvocato Alessandro Sintucci di Cesena, che hanno chiesto un risarcimento di un milione di euro a testa; invece l’avvocato Carlo Piccoli di Cesena per conto dei tre figli di due, quattro e cinque anni (attualmente affidati a una casa-famiglia) ha chiesto 600mila euro a testa.

Per la difesa gli avvocati Alessandro Monteleone di Cesena ed Emanuela Buccheri di Forlì hanno analizzato la tragica vicenda dalla parte dell’imputato e hanno concluso chiedendo al giudice che non vengano applicate le aggravanti di aver agito con particolare crudeltà e per futili motivi, e della presenza dei figli minori poiché si trovavano in un’altra stanza al momento dell’omicidio, e che vengano riconosciute all’imputato le attenuanti generiche equivalenti all’aggravante del rapporto coniugale, il che farebbe scendere la pena base a 21 anni di reclusione (che diventerebbero 14 anni per la riduzione prevista dal rito abbreviato).

L'udeinza di ieri è iniziata poco dopo le 9 e si è protratta fino al pomeriggio. Verso le 16.30 il giudice Luisa Del Bianco l’ha sospesa rinviando la conclusione del processo al 20 ottobre, quando ci saranno le repliche del pubblico ministero, degli avvocati di parte civile e dei difensori, e infine la sentenza.