Chiuso in una stanza per colpa della "penna-spia"

Un 50enne ha accusato l’azienda dove lavorava di averlo rinchiuso in una stanza per più di mezz’ora. E ora si ritrova a processo per calunnia

Spionaggio industriale (immagine di repertorio)

Spionaggio industriale (immagine di repertorio)

Cesena, 28 marzo 2017 - Una violenza privata finita con un nulla di fatto è la storia di un cesenate 50enne che ha accusato l’azienda dove lavorava di averlo rinchiuso in una stanza per più di mezz’ora ed ora si ritrova a processo per calunnia. Una vicenda curiosa.

I fatti accadono a Forlì un paio di anni fa, in un’azienda che commercia prodotti per la trasmissione meccanica e pneumatica ed articoli tecnici industriali. Il dipendente, cesenate, è alle prese con un importante lavoro all’interno dell’azienda: i suoi compiti sono delicati, il suo ruolo è fondamentale, ma qualcosa non quadra al suo capo.

Il dipendente mentre lavora usa una penna, ma non una normale penna, si tratta (verrà detto nella denuncia querela fatta ai carabinieri) di «una penna che fa spionaggio industriale». Non appena il titolare dell’azienda si immagina il presunto inganno rinchiude l’uomo in uno sgabuzzino, dove rimarrà ‘ingabbiato’ per una buona mezz’ora, fino cioè all’arrivo dei carabinieri chiamati dal datore di lavoro.

«Ma no – si difende il cesenate accusato di aver spiato i dati segreti dell’azienda – quella penna era priva della memory card, in sostanza non poteva spiare e registrare alcunché!». Carte alle mani, il giudice delle indagini preliminari non crede alla storia dello spionaggio e né ravvede una violenza privata, poiché l’uomo non ha mai ammesso di essere stato chiuso a chiave, per cui archivia tutto.

Il datore di lavoro però non si ferma qui. Lo accusa a sua volta di calunnia. A difenderlo sarà il legale Antonella Caruso Lombardi alla prossima udienza del 20 aprile.

a.s.