Savignano, medico nega la pillola del giorno dopo. E' polemica

Pandemonio su Facebook per il post di una donna che ha dovuto peregrinare tra medico di base, ospedale e pronto soccorso

SULLA PORTA La nota fotografata da una paziente

SULLA PORTA La nota fotografata da una paziente

Savignano (Cesena), 25 luglio 2017 - Sta suscitando un pandemonio su Facebook il post di una donna che ha dovuto peregrinare tra medico di base a Savignano, ospedale Santa Colomba, pronto soccorso del Bufalini, consultorio familiare di Cesena e farmacia per farsi prescrivere la pillola del giorno dopo, il farmaco che, impedendo l’ovulazione, mette al riparo da un rapporto non protetto. Alla fine c’è riuscita ma non senza essersi sorbita più di un predicozzo, in barba alle disposizioni del Ministero della Sanità che considera quella pillola non abortiva e dunque non soggetta ad alcuna obiezione di coscienza.

Il pellegrinaggio della donna era iniziato dall’ambulatorio del suo medico di base a Savignano, all’interno del quale la donna aveva preso atto del cartello in cui il medico dichiarava che «per motivi etico-scientifici» in quell’ambulatorio non veniva prescritta né la pillola del giorno dopo né quella dei 5 giorni dopo. Immediate le reazioni furiose di centinaia di persone che evidenziano come quella pillola vada fornita per legge a tutte le pazienti e senza prescrizione del medico di base, a meno che la richiedente non sia minorenne, e che se i medici non si attengono alle disposizioni del Ministero sono passibili di denuncia per omesso servizio.

Ma si è fatta viva anche la dottoressa che, sempre su Fb, spiega così il cartello sotto accusa: «Non ho alcun problema a prescrivere quella pillola, il cartello ha solo lo scopo di mettere sull’avviso chi non è mia paziente e si presenta per farsela prescrivere». Ma dice anche che si tratta di un cartello vecchio in cui compare il nome di un medico in pensione da due anni. Verrebbe da pensare che una materia così delicata (è legale quel cartello?) andrebbe trattata con maggior rigore, e comunque la formula «per motivi etico-scientifici» parrebbe avvalorare tutt’altro.