Madre senegalese ritrova il figlio al centro d’accoglienza. Lo credeva morto

Una casualità li ha fatti incontrare. Lui viveva per strada a Borello. E lei era nel centro Caritas di Meldola, a soli 20 km

Un gruppo di profughi (foto di repertorio)

Un gruppo di profughi (foto di repertorio)

Forlì-Cesena, 22 marzo 2017- LE È MANCATO il respiro per un attimo, poi lo ha abbracciato, incredula nel vederlo ancora vivo. E’ successo a una madre senegalese, ospitata nel centro di ascolto gestito dalla Caritas a Meldola, quando ha visto spuntare dalla porta suo figlio, che credeva morto da anni, in un giorno qualsiasi, dopo un tempo ormai indefinito senza avere sue notizie. Lui è un richiedente asilo senza fissa dimora ospitato fino ai giorni scorsi nel centro di accoglienza di Borello a Cesena, lo stesso che da ieri accoglie i 10 profughi. Sua madre, invece, vive da tempo a Meldola nel Forlivese nella struttura della Caritas.

A SEPARARLI una ventina di chilometri che pesavano più di un giro del globo. La madre, infatti, è stata costretta a lasciare la sua famiglia in Senegal per venire a cercare lavoro in Italia. Poi, arrivata a Meldola, ha spedito i soldi che servivano al figlio per affrontare il viaggio fino a lei. Con la speranza di continuare a vivere fianco a fianco. Ma da quel momento non ha ricevuto più nessuna notizia del piccolo, per tanto tempo.

NEL FRATTEMPO il figlio, rimasto solo, ha utilizzato i soldi che gli aveva inviato sua madre per arrivare fino in città, dove poi è stato ospitato a Borello dai volontari dell’associazione Misericordia di Valle del Savio. Così, almeno di notte, aveva un posto dove stare. E’ li che ha conosciuto una ragazza borellese di origini senegalesi che qualche sera a settimana portava nella struttura del cibo etnico per i compaesani. Sempre per dargli conforto, la senegalese che abita da tempo nel borgo, si è offerta di accompagnare i senza fissa dimora da Borello al centro di Meldola, dove avrebbero incontrato altri compaesani, con l’intento di fargli passare una serata dal ‘profumo di casa’, a suon di cibo etnico preparato da lei. Così ha preso vita la storia che sa di miracolo: madre e figlio che finalmente si ricongiungono, casualmente, grazie all’aiuto di chi voleva aiutarli, ma mai avrebbe pensato di farlo fino a tal punto.