Sfruttavano lavoratori immigrati, altri 4 arresti

Sono 9 i presunti 'caporali', tutti di origine marocchina. Ai loro ordini quasi 50 stranieri, di cui 10 privi di permesso di soggiorno, impiegati in coop agricole del Cesenate e del Ravennate

Sfruttavano lavoratori immigrati, altri quattro arresti (foto d’archivio Dire)

Sfruttavano lavoratori immigrati, altri quattro arresti (foto d’archivio Dire)

Cesena, 21 marzo 2017 - Nuovi sviluppi nell'indagine della Guardia di Finanza di Forlì-Cesena che nelle scorse settimane ha portato allo smantellamento di un'organizzazione criminale che sfruttava una cinquantina di immigrati, dieci dei quali senza permesso di soggiorno. Altre quattro le ordinanze di custodia cautelare nei confronti di 'caporali' di nazionalità marocchina. Salgono così a 9 i presunti responsabili dell'associazione per delinquere dedita allo sfruttamento di manodopera clandestina. E' stato anche disposto il controllo giudiziario di alcune cooperative che impiegano centinaia di lavoratori.

La prima parte dell'operazione 'Freedom' aveva portato all'arresto di cinque persone di nazionalità marocchina. Altre quattro persone erano state indagate a piede libero. I lavoratori venivano impiegati presso aziende agricole del Cesenate, del Ravennate e del Veronese.

In particolare, durante le indagini, è emerso che i soggetti arrestati davano agli sfruttati una retribuzione palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali, o comunque sproporzionata rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; li facevano alloggiare in veri e propri tuguri (in un caso è emerso che, a causa della mancanza di riscaldamento, i lavoratori erano stati costretti a fare le docce con secchi contenenti acqua calda riscaldata mediante fornellini alimentati da bombole a gas). Inoltre, i 'caporali' violavano la normativa in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro, tale da esporre i lavoratori a pericoli per la salute, la sicurezza e l'incolumità (lavoravano senza dispositivi di protezione personale e per tali ragioni molte volte venivano graffiati dagli animali che provvedevano ad ingabbiare).

Inoltre sono emersi episodi di violenze e minacce contro dipendenti delle società degli arrestati che, a fronte delle lamentele per il mancato pagamento dello stipendio, non hanno esitato a minacciare telefonicamente gli operai e, in un caso, a picchiare un ragazzo.

Anche nell'ultima tranche d’indagine è stato rilevato che i 'caporali' impiegavano personale privo di regolare permesso di soggiorno, come attestato da alcuni interventi repressivi portati a termine in data 27 giugno 2016 e 13 febbraio 2017 (nel corso dei quali sono stati individuati 5 soggetti irregolarmente presenti sul territorio italiano).

Durante l’attività di esecuzione è emerso che uno dei destinatari del provvedimento custodiale ha fatto rientro in Marocco e, pertanto, non è stato possibile eseguire nei suoi confronti l’ordinanza di custodia cautelare.

Il valore delle società cooperative nei confronti delle quali è stata disposta la misura del controllo giudiziario è stato stimato in 650 mila (una delle cooperative dispone di oltre 130 dipendenti di cui oltre 90 a tempo indeterminato).