Cesena, non fu il sushi a uccidere la 33enne, ma la broncopolmonite

Lo annuncia l'avvocato del ristorante di Savignano sul Rubicone finito nel mirino: "Lo stabilisce il consulente d'ufficio nominato dalla Procura". Oushi Khadija morì dopo 5 giorni di coma

Pronto soccorso in una foto d'archivio Pressphoto

Pronto soccorso in una foto d'archivio Pressphoto

Cesena, 1 settembre 2017 - "Non è stato il sushi a uccidere Oushi Khadija. Bensì una broncopolmonite acuta. Lo ha stabilito in modo inequivocabile il Consulente d'ufficio, nominato a suo tempo dalla Procura della Repubblica di Forlì, Donatella Fedeli, dopo accurati accertamenti autoptici e istopatologici". L'ha reso noto l'avvocato Giulio Cesare Bonazzi difensore di Gao Xiaowa, titolare del ristorante Sushiko di Savignano sul Rubicone.

La 33enne morì dopo 5 giorni di coma lo scorso aprile. 

Il legale ricorda come stampa e tv avevano riportato che la giovane marocchina era deceduta per avere consumato pesce crudo, "con parole a volte pesantissime. Inutile dire degli ingenti danni che la titolare di quest'ultimo ha subito. Danni di cui qualcuno dovrà rispondere. Non ultimo il marito della giovane marocchina il quale, al pronto soccorso, aveva dichiarato che la sera del 16 aprile, lui e la moglie avevano mangiato esclusivamente pesce fritto. Che nei giorni successivi, su cattivo consiglio di qualcuno, è diventato 'sushi'».