Caso Teverini, il marito: "Sono sereno"

Costante Alessandri, indagato per omicidio: «Non c’è nulla di nuovo»

Costante Alessandri

Costante Alessandri

Cesena, 9 ottobre 2016 - E’ TRANQUILLO Costante Alessandri; la riapertura del caso Teverini dove torna indagato per l’omicidio e l’occultamento del cadavere della moglie, sparita nel nulla nella notte tra il 5 e 6 aprile di sedici anni fa, non ne altera gli umori e i ritmi della vita quotidiana. Abita infatti sempre nella casa di Capannaguzzo che venne messa sottosopra per giorni dai tecnici della polizia (utilizzando anche il georadar) nel 2003 alla ricerca del corpo della donna nel terreno circostante. Inoltre continua a lavorare nella solita azienda di sementi in città. Al suo ‘storico’ avvocato, il ravennate Carlo Benini, dispensa poche ma eloquenti battute per esprimere il proprio stato d’animo nel tornare alla ribalta, in prima pagina, in una vicenda che lo vide anche arrestato il 27 dicembre 2002, in carcere per circa un mese poi scarcerato per mancanza di prove. L’inchiesta era stata infatti poi archiviata nello stesso anno. Fino appunto alla recentissima riapertura delle indagini coordinate dal pm Filippo Santangelo e condotte dalla squadra mobile di Forlì.

«Sono sereno – spiega Costante Alessandri – come sono sempre stato, non è possibile infatti che possa esserci qualcosa di nuovo». Più nei dettagli del ritorno della vicenda sulla scena giudiziaria entra il suo legale di fiducia Carlo Benini.

Avvocato Benini se lo aspettava?

«No, sono sorpreso e non poco. Onestamente non ne conosco ancora i motivi esatti. Sicuramente domani chiederò di consultare il decreto di riapertura indagini».

Tanta sorpresa da dove deriva?

«Da Tribunale del Riesame che nel 2003 ha prosciolto in maniera netta Costante Alessandri. Una decisione che non lasciava spazio ad altro, non c’erano infatti indizi contro di lui. Sono curioso di sapere cosa sarebbe successo di nuovo».

Scusi, lei quando ha saputo che si ripartiva?

«Venerdì scorso mi ha telefonato Alessandri avvertendomi che la polizia stava perlustrando l’abitazione del fratello Franco e la sua. Così mi sono recato immediatamente a Capannaguzzo e ho preso visione dei decreti di perquisizione. I motivi esatti però di questa decisione della Procura ancora non li conosco».

Dovrebbero essere la possibilità di nuove tecnologie da utilizzare nelle indagini e un ulteriore posto dove cercare il cadavere di Manuela, ossia la casa del fratello Franco sempre a Capannaguzzo.

«Guardi sulle nuove tecnologie nulla da eccepire, in quel settore le innovazioni sono all’ordine del giorno. Ho visto pure io che la polizia scientifica di Roma venerdì a casa del fratello Franco usava strumentazioni all’avanguardia e particolari. Il resto però non è certo una novità, si sapeva da sedici anni».

In che senso?

«Se il luogo nuovo dove poter effettuare ricerche è la casa del fratello, quel posto è ben in evidenza nella denuncia di scomparsa della moglie effettuata a quel tempo da Costante. Lo disse subito ai carabinieri che nel tardo pomeriggio del 5 aprile 2000 si era fermato un paio di ore in quello che allora era un cantiere in costruzione per controllare come stessero procedendo i lavori».

Quindi?

«E’ scritto nero su bianco da sedici anni, lo riferì Costante: chiaro, nitido».

Quando Alessandri le ha telefonato venerdì scorso per avvertirla che la polizia era tornata a cercare di nuovo come l’ha sentito: preoccupato, infastidito?

«No, tranquillo come sempre, nulla di strano»

L’inchiesta era stata archiviata nel 2003, da allora lei e Alessandri non vi siete più sentiti?

«Ci siamo sempre tenuti in contatto, della moglie però non ne parlava mai».

Avvocato ora che mosse pensa di fare?

«Qualsiasi comportamento, ogni strategia dipenderà dalle motivazioni contenute nel decreto di riapertura indagini che come detto esaminerò domani. Da quel momento ragionerò insieme ad Alessandri su come muoverci».