Torino piazza San Carlo, cesenate schiacciato nella folla: "Ho capito le persone di Nizza"

Emanuele Rubinetti si è salvato aggrappandosi a un bidone dell’immondizia

Emanuele Rubinetti

Emanuele Rubinetti

Cesena, 5 giugno 2017 - «Mamma mia che paura...». Una ferita sul polso, un’altra sotto l’ascella, un’escoriazione sul braccio e altri graffi sulle gambe. Al cesenate Emanuele Rubinetti però è andata bene sabato sera a Torino e lui lo sa, eccome.

«Mi sono salvato soltanto perché sono riuscito a rimanere in piedi – racconta la mattina dopo –, aggrappandomi forte a un bidone dell’immondizia». Il trentenne stava festeggiando il suo compleanno. Il ponte del 2 giugno era l’occasione, prima di tutto, per assistere alla partita della sua squadra del cuore (triste epilogo dentro e fuori dal campo). «Dovevo rimanere qui a festeggiare il mio compleanno, ma oggi me ne vado da Torino. Fortunatamente stanotte non sono dovuto tornare indietro, comunque».

image
image

Lui ha visto e sentito tutto: il boato, le urla e poi le mandrie di persone terrorizzate che scappano a destra e a manca. «Ieri sera ho capito come si sono sentiti quelli di Nizza, perché sul momento non riesci assolutamente a capire cosa sia stato – ricostruisce la notte passata in piazza San Carlo –. Io ero proprio vicino al megaschermo, accanto a una delle colonne dei portici». Appena dopo il gol del 3 a 1 arriva il botto. «E poi tutti hanno iniziato a correre. Io ero con un amico e abbiamo mantenuto il sangue freddo. Ci siamo aggrappati al bidone della spazzatura, ma la folla che ci è corsa contro ci ha ferito dappertutto, nulla di grave per fortuna».

Poi Rubinetti ha cercato di infilarsi in una via laterale, per uscire da quella situazione, «ma ovunque andassimo incontravamo gruppi di persone che ci correvano addosso urlando. Così io e un’altra ventina di ragazzi ci siamo rifugiati in un portone di una casa, dentro un cortile interno». Passato il momento di confusione sono usciti «e fuori ci aspettava una scena da brividi: la gente era senza scarpe, in piazza c’erano passeggini vuoti, bottiglie rotte dappertutto, sangue, occhiali, borsette abbandonate, telefoni calpestati. E poi un’ambulanza, che chiamava le persone col megafono». Com’è potuto accadere è un mistero. «Anche se all’arrivo noi abbiamo visto solo due entrate in piazza, con due persone che controllavano uno ogni dieci. Persino la polizia, dopo il fatto, si aggirava spaesata per la città».

FERITI_23193228_231926
FERITI_23193228_231926