Raccolta firme a Torre del Moro: "Un solo medico per 3mila persone"

Nella frazione ci sono le farmacie, ma mancano i dottori

IN PRIMA LINEA A sinistra il figlio del titolare della farmacia di Torre del Moro, Nicolò Camagni, che mostra il cartello dove si spiega il problema della carenza di medici di base

IN PRIMA LINEA A sinistra il figlio del titolare della farmacia di Torre del Moro, Nicolò Camagni, che mostra il cartello dove si spiega il problema della carenza di medici di base

Cesena, 28 agosto 2016 - A Torre del Moro ci sono scuole, negozi, palazzi che dai piani alti vedi il mare, centri commerciali e direzionali, edicole, tabaccherie, dedali di strade sulle quali si affacciano le abitazioni di migliaia di residenti e zone artigianali. C’è abbondanza di tutto, tranne che di medici. «Nel quartiere – spiega Nicolò Camagni affacciandosi sull’ingresso dell’omonima farmacia – opera un solo medico di base che tra l’altro ha già raggiunto il numero massimo di pazienti da poter seguire. Un dottore sui circa ottanta che operano in città è un numero troppo basso per coprire le richieste di tutta la popolazione di questo spicchio di Cesena che dunque deve organizzarsi alla bene e meglio spostandosi in altri quartieri».

C’è chi affronta il disagio semplicemente scrollando le spalle e mettendosi al volante, ma c’è anche chi, come le persone anziane o con difficoltà motorie, soffre la lontananza come un problema serio e di difficile risoluzione. «Tante volte – prosegue Camagni – mi è capitato di sentire storie di gente costretta a chiamare il taxi per andare prendere una ricetta o per farsi visitare. La legge impone che le farmacie siano dislocate in maniera capillare su tutto il territorio nazionale proprio per consentire ai pazienti di procurarsi i medicinali nel modo più semplice possibile, ma lo stesso criterio non viene utilizzato per gli ambulatori dei medici di base». 

Per questo è stata avviata una raccolta di firme subito patrocinata dal quartiere e sposata anche da altri commercianti della zona: l’intento è quello di sensibilizzare le istituzioni politiche e sanitarie cittadine affinché intervengano per provare a invertire la tendenza.  «Un medico – spiega ancora Camagni – è libero di aprire il suo studio dove vuole e ovviamente nella scelta si basa su diversi criteri, che riguardano anche i costi di locazione o di acquisto degli spazi. La legge per esempio non vieta a un farmacista di offrire locali anche in comodato d’uso gratuito a un medico, a patto ovviamente che non vengano commessi illeciti, compresi quelli riguardanti pressioni sui pazienti per suggerire loro di recarsi in una farmacia piuttosto che in un’altra. E’ però giusto – prosegue Camagni – che le autorità competenti siano al corrente della situazione di squilibrio presente in città e che valutino qualche forma di intervento per fornire maggiori servizi alle aree rimaste più scoperte». 

Intanto la risposta della popolazione è stata massiccia e immediata: in appena un paio di settimane, peraltro quelle a cavallo di Ferragosto, sono state già raccolte oltre trecento firme che perorano la causa. Un numero destinato certamente a salire ancora.