Carisp: «La cura rigenerante è dolorosa ma darà vita a una vera banca locale»

Bossina: «Il mio ruolo è scegliere, stimolare e controllare»

IL PERNO Bruno Bossina è il direttore generale e fa parte del consiglio d’amministrazione che gli ha conferito ampie deleghe

IL PERNO Bruno Bossina è il direttore generale e fa parte del consiglio d’amministrazione che gli ha conferito ampie deleghe

di PAOLO MORELLI

È COMPLICATA la vita di Bruno Bossina, 56 anni, dal luglio scorso direttore generale della Cassa di Risparmio di Cesena, dove approda dopo un percorso professionale sviluppato quasi interamente nel gruppo Intesa Sanpaolo: è torinese e in quella città mantiene profonde radici e la famiglia, e fa di tutto per passarci i fine settimana. Quando è in Romagna dorme a Forlì, dove era direttore generale della Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna prima di essere chiamato a Cesena. Ma spesso ha impegni a Roma, dove ha sede il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che, attraverso lo Schema Volontario, ha acquisito il 95,3 per cento della azioni Carisp versando 280 milioni di euro, e Milano, capitale finanziaria dell’Italia, dove ha avuto luogo l’intervista.

Un’attività così intensa lontano da Cesena fa pensare che la cessione della Carisp a un grande gruppo sia prossima...

«Non credo. Il mondo bancario è attraversato da forti turbolenze, le banche in difficoltà sono numerose, ma la Cassa di Risparmio di Cesena è in una posizione privilegiata: è l’unica in cui sia intervenuto il Fondo Interbancario e quindi è solida, al riparo, e in ogni trattativa parte avvantaggiata».

Cosa ha fatto nei primi quattro mesi e mezzo da direttore?

«Ho modificato l’organizzazione interna della banca e ho rinnovato i vertici di tutti i settori. Il mio ruolo non è quello di fare tutto, ma di scegliere le persone giuste, delegare, stimolare e controllare, per fare in modo che la Cassa diventi una vera banca locale. Manca ancora la riorganizzazione delle filiali, ma ormai ci siamo».

Sono previste altre chiusure?

«Sì, perché dobbiamo ridurre i costi, ma non abbandoneremo i territori nei quali siamo presenti perché sarebbe controproducente dal punto di vista commerciale e per evitare eccessivi disagi al personale».

Cosa intende per banca locale?

«Una banca che interagisca col territorio, che dialoghi con tutti i suoi clienti senza aspettarne le richieste. Andremo a cercare gli imprenditori che meritano di essere finanziati e li stupiremo con proposte che non si aspettano anche grazie a un impiego corretto del rating aziendale che ci consentirà di fare ottime condizioni per favorire lo sviluppo delle imprese con migliori prospettive».

Le turbolenze dell’ultimo anno hanno danneggiato la Carisp?

«Indubbiamente sì, ma mi pare che le profonde radici abbiano tenuto e sia già iniziata la risalita: nell’ultimo trimestre la raccolta è aumentata di cento milioni».

Come chiuderà il bilancio 2016?

«L’anno in corso prevede una perdita (già preventivata nel piano industriale) dovuta a ulteriori accantonamenti sui crediti in sofferenza e provocati principalmente dall’andamento del mercato e ai costi straordinari sostenuti per la riorganizzazione della banca».

Per lei era annunciata la carica di amministratore delegato, oltre a quelle di direttore generale e consigliere d’amministrazione, ma non se ne sente più parlare. L’ipotesi è tramontata?

«No, il consiglio d’amministrazione ha già approvato il nuovo statuto che, tra l’altro, prevede la figura dell’amministratore delegato; ora aspettiamo l’ok delle autorità bancarie e poi sarà necessario fare un’assemblea straordinaria dei soci. Ma nel frattempo il consiglio d’amministrazione mi ha conferito le deleghe necessarie per operare a pieno regime».