Cassa di Risparmio di Cesena, "le azioni varranno 50 centesimi"

Lo ha annunciato la presidente Catia Tomasetti durante l’assemblea

Carisp, la presidente Catia Tomasetti

Carisp, la presidente Catia Tomasetti

Cesena, 4 luglio 2016 - È andata come era prevedibile che andasse: tutti i punti all’ordine del giorno delle assemblee ordinaria e straordinaria della Cassa di Risparmio di Cesena che si è svolta ieri al Carisport sono stati approvati a larghissima maggioranza. Dopo che le Fondazioni di Cesena, Faenza e Lugo avevano deciso di votare a favore su tutti i punti, i voti dei soci privati (che rappresentano il 34% delle azioni) era pleonastico.

Peraltro solo il 7% delle azioni in mano ai privati era rappresentato in assemblea, dove era presenta poco più di un migliaio di soci, in linea con quel che avveniva negli anni scorsi. Alla fine nel conteggio dei voti degli azionisti privati, pur non avendo la banca diffuso i dati precisi, si può stimare che ci sia stato un bilanciamento tra quanti hanno scelto di votare no alla linea scelta dalla Carisp (bilancio 2015 chiuso con 252 milioni di perdita e aumento di capitale da 280 milioni riservato allo Schema Volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi) e quelli che hanno invece appoggiato le decisioni del consiglio d’amministrazione presieduto dall’avvocato romano, ma di origini riminesi, Catia Tomasetti.

Tutti i punti all’ordine del giorno sia della parte ordinaria (bilancio) che di quella straordinaria (modifiche allo statuto per consentire l’ingresso del Fondo, annullamento del valore nominale delle azioni e aumento di capitale) sono stati approvati con percentuali comprese tra il 96,2 e il 98,28, con i voti contrari oscillanti tra lo 0,50% e il 2,28% e gli astenuti tra lo 0,65% e il 3,46%.

Le percentuali  massicce, però, non devono trarre in inganno: l’assemblea è durata oltre cinque ore, dalle 10 alle 15.30, e non sono mancati i momenti di contestazione e di tensione da parte di numerosi soci, anche se tutto si è mantenuto su toni civili.

L’assemblea si è svolta in un clima arroventato non solo per il gran calco, che ha causato un paion di malori, ma per la delicatezza del tema (il valore delle azioni Carisp è stato ridotto da poco più di 10 euro dell’emissione a 50 centesimi, con un picco che superò i 19 euro un paio di anni fa). Inutili le spiegazioni del direttore generale Dario Mancini che un analogo deprezzamento l’hanno avuto anche le maggiori banche quotate in borsa, e che l’intervento del Fondo Atlante per Veneto Banca e la Popolare di Vicenza ha quotato le nuove azioni 0,10 euro: i cesenati che, rassicurati anche dal personale delle filiali Carisp, consideravano l’investimento in azioni della banca un ‘tesoretto’ tutelato da brutte sorprese, hanno avuto un brusco risveglio e, quantomeno, si prendono la soddisfazione di protestare contro questo che molti non considerano un salvataggio, ma l’esproprio di una banca nata nel 1841 e cresciuta insieme al suo territorio fino a pochi mesi fa.

Ma poteva andar peggio: il consigliere d’amministrazione Francesco Caputo Nassetti, avvocato ferrarese, ha detto: «Ho vissuto il dramma della Cassa di Risparmio di Ferrara, dove la risoluzione della banca è stata come un bombardamento sulla città: i risparmiatori-azionisti ora chiedono di essere trattati come quelli di Cesena».