Per fare affari ci vuole un seme, Farnedi fa i milioni coi germogli

Exploit imprenditoriale sull’onda dei boccioli che si possono mangiare

Una delle dipendenti che inscatola alcuni dei preziosissimi germogli (Foto Ravaglia)

Una delle dipendenti che inscatola alcuni dei preziosissimi germogli (Foto Ravaglia)

Cesena, 24 ottobre 2016 - L’inizio è il primo esperimento scientifico di un alunno di scuola elementare che prende un seme di fagiolo, lo copre col cotone e lo innaffia, rimanendo conquistato dalla piantina che spunta dal batuffolo. Il primo germoglio dei milioni che sono venuti dopo. Nelle campagne di San Giorgio, Pietro Farnedi dal 2007 ha trasformato un’idea nata per curiosità in un lavoro che alla faccia della crisi economica vede il suo giro d’affari raddoppiare anno dopo anno.

«Ho fondato l’azienda ‘Germoglio Vivo’ mettendomi alle spalle il passato – spiega – e l’ho fatto dopo aver preso ispirazione da un viaggio all’estero, quando mi capitò di assaggiare una serie di piatti a base di germogli. E pensare che il mio inziale approccio era stato estremamente scettico. Fortunatamente per cambiare idea basta poco: una forchettata. E’ su questo aspetto che ho fondato la mia idea imprenditoriale, ben sapendo che il passo più difficile sarebbe stato quello di convincere il consumatore ad avvicinarsi alla confezione. Superato questo scoglio, il resto è tutto in discesa».

Lo dimostrano i numeri, a partire da quelli relativi al fatturato, che in tre anni è passato da 400.000 a un milione e mezzo di euro. Attualmente in azienda lavorano 14 persone, compresa la moglie di Farnedi Sandra Fiumana e il figlio Andrea, che sovrintendono alla produzione di 50 differenti varietà di germogli confezionati ogni giorno in circa 2000 vasetti per un peso di circa 350 chili. I tempi di crescita delle piantine variano tra i cinque e i quindici giorni.

«Lo yogurt è l’unico prodotto vivo animale, il germoglio è l’unico prodotto vivo vegetale: continua a crescere anche da dentro la scatoletta all’intero della quale è stato chiuso. A ucciderlo sono solo i denti che lo masticano. La nostra produzione è concentrata esclusivamente sul mercato italiano, nel quale operiamo dalle Alpi alla Sicilia. Abbiamo iniziato rapportandoci coi negozi specializzati in prodotti biologici, poi ci siamo allargati ai ristoranti e infine la svolta è arrivata grazie all’ingresso sui banchi della grande distribuzione.

«Cito un paio di casi che hanno strappato applausi – sorride Farnedi –: la pasta in bianco abbinata al ravanello rosso e il caffè arricchito con panna e germoglio di finocchio. I sapori sono ottimi, ma i veri punti di forza sono rappresentati dai tanti benefici per la salute, vista l’abbondanza di enzimi e antiossidanti che sono in grado di combattere molte patologie, comprese quelle degenerative. E pensare che tutto si basa su un’equazione semplicissima: un seme che entra in contatto con l’acqua».