Confindustria perde pezzi, esce la Soilmec

La controllata di Trevi avrebbe lasciato Forlì-Cesena per confluire nella Romagna

Simone Trevisani, amministratore delegato  della Soilmec  ed ex componente di Giovani Confindustria

Simone Trevisani, amministratore delegato della Soilmec ed ex componente di Giovani Confindustria

Cesena, 13 dicembre 2016 - Si allarga un’altra macroscopica crepa nel sistema confindustriale provinciale. Dopo la nascita monca di Confindustria Romagna che registra la fusione tra Ravenna e Rimini lasciando per strada Forlì-Cesena, e la frattura tutta provinciale con la componente Confapi con cui Forlì-Cesena aveva siglato quattro anni fa la nascita di Unindustria naufragata appena tre anni dopo, ecco un’emorragia di aziende senza precedenti che colpisce proprio Forlì-Cesena. La più clamorosa riguarda la Soilmec, azienda internazionale del Gruppo Trevi leader mondiale nel settore dell’ingegneria delle macchine per le fondazioni speciali, in Confindustria Forlì-Cesena dal 1970.

Il Gruppo Trevi, rappresentato in Confindustria sia dall’amministratore delegato della Soilmec Simone Trevisani (già in Giovani Confindustria) che da Cesare Trevisani, vicepresidente del Gruppo Trevi e già al vertice della Confindustria nazionale come vicepresidente durante la presidenza Marcegaglia, ha siglato in tal modo la propria contrarietà alla posizione assunta da Forlì-Cesena in merito alla nascita di Confindustria Romagna, dimensione peraltro già «benedetta» dai vertici nazionale dell’associazione. Fatto ancor più eclatante la Soilmec - che è la più grande azienda del sistema romagnolo e conferisce ogni anno a Confindustria una somma che si aggira sui 100 mila euro - sarebbe confluita in Confindustria Romagna in barba alla territorialità che il sistema impone alle aziende associate.

Anche in questo caso il nullaosta sarebbe arrivato dall’alto creando una falla che potrebbe costare cara all’associazione di Forlì-Cesena nel caso in cui altre aziende volessero seguire l’esempio di Soilmec. Già con la fine del patto con Confapi hanno preso il via, tanto per citare le maggiori, aziende cesenati come la Graziani, la Babbi, la Tecnocomponent, la Celbo, la Giani, Consorzio Romagna Energia, la forlivese Fiorini Industries, la Cil Lavanderia di Gatteo, Urbinati di San Mauro, alle quali successivamente si è aggiunto il Gruppo Ivas di San Mauro Pascoli dell’ex presidente di Unindustria Vincenzo Colonna.

Stessa scelta ha operato il calzaturificio Pollini (oggi proprietà di Alberta Ferretti), che dal Rubicone ha preferito optare per Rimini, e altre aziende del settore calzaturiero di San Mauro. E spostando lo sguardo più in là si potrebbe includere nell’elenco la Ferretti Group di Forlì che, insieme ad altri big della nautica italiana, ha dato l’addio a Confindustria nazionale motivandolo con le parole dell’a.d. Alberto Galassi:«Questa Confindustria è immobile, vecchia, ha tempi e burocrazie incompatibili con i tempi e i modi del mercato di oggi».

Ma restiamo a casa nostra poiché le defezioni elencate fino ad oggi formano un pacchetto che rischia di far tracollare Confindustria Forlì-Cesena, già provata dalle vertenze di cinque ex dipendenti (in quota Confapi), lasciati a casa dopo la frattura della fusione con Confapi, i cui primi esiti sembrano tutt’altro che favorevoli all’associazione. «La situazione economica di Confindustria Forlì-Cesena – rassicura tuttavia il direttore Massimo Balzani – non è preoccupante, l’uscita di un’azienda come la Soilmec tuttavia ci rammarica molto. Crediamo peraltro che indirizzi il segnale del proprio malcontento verso la parte sbagliata, è dall’asse Ravenna-Rimini che è venuto meno quel contributo che presumibilmente la Soilmec chiedeva. Mi auguro che ritorni sui suoi passi».