La Fiera ospiterà l’Expo della Romagna

Tre giorni di orgoglio local, tra prodotti tipicissimi, spettacoli e dibattiti pubblici

Il presidente della Fiera Renzo Piraccini nei nuovi padiglioni assieme al sindaco Paolo Lucchi

Il presidente della Fiera Renzo Piraccini nei nuovi padiglioni assieme al sindaco Paolo Lucchi

Cesena, 12 febbraio 2016 - L’apparato identitario è tutto in vetrina: la moneta, gli ‘euromagnoli’; una sorta di premio Nobel al personaggio dell’anno, Giacobazzi; i mondiali di maraffone da Guinness dei primati e solo cibo romagnolo. Tra i dolci sarà addirittura rispolverata la pagnotta di Sarsina.

A primo acchito il manifesto richiamerebbe la scenografia leghista a base di Miss Padania e campionati di calcio per ‘nazioni’. Invece potrebbe non essere solo così.

Dal 26 al 28 di questo mese la Fiera ospita ‘Sono Romagnolo - Fiera dell’identità romagnola’. Durante la conferenza stampa la definizione più appropriata è uscita solo alla fine: una specie di Expo di Romagna, in chiave local. Vero, da buona repubblica fondata sulle sagra saranno i prodotti tipici a farla da padrone ma nell’aria aleggia la sensazione di qualcosa di parallelo.

Basti pensare che tutte insieme – caso mai visto prima – le 41 etichette di birre artigianali romagnole saranno presenti. Non solo si potrebbe andare d’accordo «ma c’è la corsa a partecipare», spiega Luigi Angelini di Media Consulting, uno degli organizzatori assieme all’ente fieristico, rappresentato dal presidente Renzo Piraccini. Dire che si farà la Romagna è fuorviante, dire che i romagnoli sono stanchi di essere solo una cartolina nostalgica si avvicina al senso di questa manifestazione.

Una sensazione della Romagna che potrebbe essere se... – basti pensare che l’ingresso ai padiglioni è gratuito, come se si varcasse la soglia di un luogo geografico – la si potrà assaggiare all’incontro di venerdì 26 alle 16: il tema, ‘La Romagna che verrà’ vedrà il confronto tra i principali sindaci di questa fetta d’Italia.

«Il percorso di ‘romagnolizzazione’ – spiega il primo cittadino Paolo Lucchi – è già in atto. Ausl unica, Romagna Acque, trasporto locale sono esempi di un modo di ragionare complessivo. Viabilità e scelte urbanistiche sono gli altri tasselli da affinare in chiave di città metropolitana della Romagna». La strada è lunga, irta di ostacoli. Il barbone bianco di Pellegrino Artusi, l’infaticabile propensione al marketing identitario delle Mariette di Forlimpopoli, Secondo Casadei, gli S-ciucarèn, un pizzico di Plauto, i vecchi mestieri collocati nella strada verso un ipotetico avvenire sono tutti simboli in cerca di autore che non solo li rappresenti ma che, soprattutto, li inserisca in una sceneggiatura vera. La Romagna è da sempre più sospiro che progetto. Più insieme di marchi in lotta per un tozzo di mercato che squadra.

«Tra gli obiettivi – specifica sul punto Angelini – spicca quello di conoscerci tra noi in un contesto di senso di appartenenza, chiuso verso nessuno e rivolto al futuro. È la gente che lo chiede, sono le aziende ad invocarlo con forza». Il sogno di un territorio di oltre un milione di abitanti non può certo poggiare le basi solo sul raviggiolo tipico, ma non può nemmeno farne a meno. Pena l’omologazione e l’inevitabile capitolazione.

Due giorni e mezzo a base di romagnolità, spettacoli ogni mezzora, dibattiti, sapori e commerci per celebrare il piccolo Expo di Romagna e non il solito bagno di vintage.