Frana di Montevecchio, sbloccati i fondi per i lavori

Entro la fine dell’anno sarà affidato l’incarico (FOTO)

La frana di Montevecchio (foto Ravaglia)

La frana di Montevecchio (foto Ravaglia)

Cesena, 21 ottobre 2014 - Montevecchio, la frana si muove. Lentissimamente ma si muove. Dal Servizio tecnico di bacino arriva però la notizia che la popolazione si aspettava: sbloccati i fondi per i lavori definitivi sulla massa di detriti che per mesi ha tenuto sotto scacco la piccola frazione.

«Entro la fine dell’anno – assicura Mauro Vannoni di Stb – saranno affidati i lavori. Parliamo di 350mila euro per intervenire definitivamente sul blocco di Montevecchio». Una battaglia che per mesi ha visto le ruspe lottare giorno dopo giorno a protezione di un perimetro sempre più largo. Il fango era arrivato alle pareti delle case spingendo forte, allargando le crepe e gonfiando i pavimenti degli edifici resi inagibili. La massa di fango, alta un metro con una testa larga cinquanta aveva anche imposto l’evaquazione delle case. Oltre 100mila metri cubi di detriti, fango e acqua.

Se su Montevecchio si può tirare un sospiro di sollievo, i fronti caldi nel Cesenate rimangono diversi. E su tutti occorre intervenire. «Sui fiumi stiamo cercando di fare – spiega Vannoni – quello che già è stato fatto sul fiume Pisciatello: il torrente d’acqua sul quale insistevano le maggiori criticità e che, storicamente, era il più soggetto alle esondazioni».

Il primo passo per intervenire in maniera complessiva è stato trattare i fiumi nella loro estensione. Non, quindi, spezzettando opere e responsabilità per comuni lambiti dal corso d’acqua. «Stanno partendo i lavori per ripulire il Savio, nell’area tra i due ponti, dalla vegetazione che può arrecare più rischi in caso di piena». Il Servizio tecnico di bacino, per velocizzare le opere di bonifica dalla vegetazione già divelta, può rilasciare anche permessi a privati e aziende interessate al business del legname.

Lo zoom si allarga su frane, fiumi, argini, opere idrauliche, cave che si sviluppano sui bordi dei corsi d’acqua e anche verso il mare.

L’attenzione dei tecnici sta volgendo anche alla foce del fiume Rubicone. «Non so se avete visto le immagini del disastro di Parma – chiude Vannoni – con quei container spinti dall’acqua verso i ponti. Sul Rubicone tutte quelle costruzioni abusive, i capanni da pesca più fatiscenti rischiano, in caso di piena, di creare rischi simili a quello del parmense. Il nostro compito, nella complessità del territorio è intervenire anche su tutti i fronti che, se in apparenza possono sembrare innocui, in caso di alluvione possono risultare letali».