Indagati tre ex presidenti di Carisp e Brc

Prosegue l’inchiesta della Guardia di finanza dopo gli accertamenti di Bankitalia. Iscritti nel registro della Procura Germano Lucchi, Luigi Mondardini e Nazario Sintini

La Gdf davanti alla sede della Carisp

La Gdf davanti alla sede della Carisp

Cesena, 18 dicembre 2014 – Sono tre ex presidenti della Cassa di Risparmio di Cesena e della Banca Romagna Cooperativa gli iscritti nel registro degli indagati della procura della Repubblica di Forlì che lunedì scorso da parte della Guardia di Finanza di corposa documentazione presso le direzioni generali di Carisp e Brc. Si tratta di Germano Lucchi (Cassa di Risparmio), Luigi Mondardini e Nazario Sintini (Banca Romagna Cooperativa). L’iscrizione dei loro nomi nel registro degli indagati in qualità di presidenti pro tempore degli istituti di credito è, sostanzialmente, un atto dovuto in quanto consente sia alle persone che alle aziende di credito di approntare una linea difensiva seguendo gli sviluppi dell’inchiesta.

A questo proposito la Cassa di Risparmio di Cesena ha diffuso un comunicato firmato dal presidente Tomaso Grassi nel quale, dopo aver espresso piena fiducia nella magistratura, afferma che «sono state diffuse con toni allarmistici notizie su indagini condotte dalla Banca d’Italia e dalla Procura della Repubblica di Forlì attinenti a presunti reati societari e su sequestri di documenti presso la Direzione della Banca. Poiché tali notizie contengono alcune approssimazioni e anche illazioni del tutto infondate, si rende necessario precisare quanto segue. In primo luogo non è in essere alcuna indagine della Banca d’Italia. La Vigilanza Bancaria ha condotto nei primi mesi del 2013 una visita ispettiva focalizzata sulla erogazione e gestione dei finanziamenti alla clientela che si è poi conclusa senza alcuna applicazione di sanzioni amministrative a carico degli esponenti aziendali (amministratori, sindaci, direttore generale), non essendo state rilevate, evidentemente, violazioni di leggi o altre disposizioni normative che regolano l’attività bancaria. Il procedimento della Procura della Repubblica, per quanto consta, ha ad oggetto gli stessi fatti e le stesse operazioni di finanziamento che la Banca d’Italia ha ritenuto irrilevanti ai fini sanzionatori. Pertanto la Cassa di Risparmio è del tutto fiduciosa che anche in questo caso sarà confermata la correttezza dell’operato dell’Azienda».

«Per quanto riguarda, specificamente, l’acconto del dividendo di 1,9 milioni di euro distribuito nel dicembre 2012 – continua il comunicato –, si deve considerare che tale importo rappresentava meno del 20% dell’utile registrato al 30 giugno ed era molto inferiore a quello che il codice civile avrebbe comunque consentito di distribuire. E’ vero che l’esercizio 2012 si è concluso con una perdita dovuta a più consistenti accantonamenti a fronte di maggiori previsioni di perdita sui crediti verso la clientela (non diversamente, peraltro, da quanto è avvenuto anche in molte altre banche italiane); occorre tuttavia considerare che questi accantonamenti sono stati particolarmente elevati perché la Banca d’Italia ha chiesto che il sistema bancario nazionale adottasse una nuova, più stringente e cautelativa metodologia di determinazione dei valori degli immobili ricevuti in garanzia o comunque facenti parte del patrimonio dei debitori. Questa metodologia di valutazione degli immobili non era nota né applicata dal sistema bancario quando sono stati approvati dal consiglio di amministrazione della Cassa di Risparmio l’utile al 30 giugno 2012 e, in base a questo, l’erogazione di un acconto sui dividendi dell’anno. Al momento, quindi, è vero soltanto che, per incarico della Procura, sono stati acquisiti documenti e informazioni relativamente ad alcune operazioni già oggetto di esame da parte della Banca d’Italia in precedenti ispezioni. Del tutto infondati, poi, sono gli accenni a possibili collegamenti della Cassa di Risparmio con vicende che hanno interessato altre banche».