Inquinamento elettromagnetico, trasparenza e cautela

Emanuele Chesi

Emanuele Chesi

Cesena, 28 luglio 2014 - L’INQUINAMENTO elettromagnetico fa paura, ma chi è realmente disposto a rinunciare al telefonino? La contraddizione della stragrande maggioranza dei cittadini — giustamente preoccupati per la proliferazione dei ripetitori — sta tutta qui. Le esigenze di comunicazione e l’obiettiva utilità di uno strumento che per molti è ormai irrinunciabile fanno alla fine velo alle denunce sui possibili effetti negativi dell’esposizione alle emissioni degli impianti e dei cellulari stessi. L’Ausl e l’Arpa rassicurano: i limiti di legge prescritti agli impianti ci mettono al riparo da ricadute negative sulla nostra salute.

Ma ciò non può bastare. Esiste, ed è sacrosanto, il principio di precauzione. Da rispettare specialmente per esposizioni che possono manifestare il loro effetto dopo molti anni. E occorre garantire anche la necessaria trasparenza degli atti. Perché non è possibile che le antenne spuntino da un giorno all’altro, per autonoma decisione delle compagnie telefoniche, senza nemmeno informare i diretti interessati. Se le antenne non si possono disboscare, almeno vanno piantate con criterio.