"Macfrut più internazionale, una scelta non più rinviabile"

Il presidente Piraccini: "Le ipotesi di Bologna e Rimini sono alla pari" FOTO L'edizione 2014

Renzo Piraccini

Renzo Piraccini

Cesena, 24 ottobre 2014 - RENZO Piraccini, presidente di Cesena Fiera, allora è deciso che la prossima edizione del Macfrut si farà a Bologna?

«Ma chi l'ha detto? E' stato avviato un percorso di confronto e discussione sulla nuova location del Macfrut, più adatta ad attrarre operatori internazionali. Ma sostanzialmente le ipotesi Bologna e Rimini sono alla pari».

Fino a ieri tutti hanno detto che l'edizione 2014 del Macfrut è stata un gran successo. Che bisogno c'è di cambiare allora?

«Prima di tutto l'esigenza di trovare una sede più adeguata circola tra gli operatori del settore almeno da un decennio. Non è venuta fuori all'improvviso. Cos'è cambiato? E' cambiato lo scenario con la crisi del sistema fieristico e l'emergere di forti concorrenti. Il 2015 sarà un anno cruciale con Expo, rimanere fermi sarebbe un suicidio».

Ma quali sono i problemi del Macfrut?

«C'è un problema infrastrutturale e di comunicazioni innanzitutto. Poi la realtà è che Macfrut a Cesena è sempre più un evento regionale invece che internazionale. Più salone che business. Mancano i grandi operatori del Nord Europa che è il nostro mercato principale. Intendiamoci: in queste condizioni non si poteva fare di più e dobbiamo tutti ringraziare l'ex presidente Scarpellini per quanto ha fatto finora consegnandoci una Fiera forte e in salute».

Si aspettava un fuoco di sbarramento così intenso verso l'ipotesi di trasferimento della sede?

«Premesso che se c'è qualcuno che è legato a Macfrut sono io, so bene che la fiera è un evento identitario. Ma il 90% della filiera è d'accordo con me. La decisione non è rinviabile».

Ok, ma Cesena perderebbe un indotto economico che è molto importante per il territorio.

«Si è parlato di decine di milioni di euro di indotto. Sono cifre senza senso. Con un calcolo puramente teorico basato su 1.200 posti letto cesenati, possiamo ipotizzare un giro d'affari di 600mila euro. Cifra interessante, ma certo non dirimente nella decisione finale».

Ma se Cesena perde Macfrut anche la fiera perde il suo cuore.

«Cesena non perde Macfrut perché l'organizzazione rimane in mano a Cesena Fiera che proprio grazie a ciò potrà svilupparsi ulteriormente, anche aprendosi ai privati. Chiariamo poi che la parte convegnistica e i rapporti con le aziende resterebbero qui. Inoltre il nostro progetto prevede un evento cittadino che colleghi informazione, cultura alimentare e spettacolo. E nel periodo autunnale un altro evento dedicato a vino e cibo».

Torniamo alle opzioni in campo. «Bologna ci ha proposto una sinergia con Sana, due fiere nello stesso periodo (settembre) ma separate. A Rimini invece i padiglioni sarebbero disponibili nello stesso periodo di ottobre. Senza dimenticare che la soluzione riminese avrebbe una logica di area vasta romagnola, insomma non porterebbe per nulla la fiera lontano da Cesena. Dal punto di vista economico le offerte si equilibrano. C'è ampio spazio di discussione. Non ho paura della dialettica, auspico però che rimanga sui problemi».

Sullo sfondo non c'è la strategia di Bologna di costituire un polo fieristico legato all'alimentare?

«Qui non si svende nulla a nessuno. Sono stato io ad andare a Bologna a prospettare ipotesi di collaborazione, non il contrario. L'ipotesi di Bologna è alla pari con Rimini. Poi entro la metà del prossimo mese decideremo, ma per il bene del Macfrut e di Cesena. Il settore ortofrutticolo mi ha dato tanto, ora vorrei restituire un po'. Non ho altre mire, sia chiaro».