Accusata di stregoneria, la difesa: "Non l'abbiamo sequestrata"

Intanto il legale di Tieni chiederà in settimana la scarcerazione. Dalila Morigi tormentata anche via Facebook

TERRORE Dalila Morigi, 30enne cesenate, ora risiede in un luogo protetto

TERRORE Dalila Morigi, 30enne cesenate, ora risiede in un luogo protetto

Cesena, 24 aprile 2016 - L’obiettivo della difesa è chiedere entro questa settimana la scarcerazione per Luigi Roberto Tieni, ancora rinchiuso nella casa circondariale di Forlì. Il secondo passo è smontare il nocciolo dell’impianto investigativo inquadrato dai carabinieri: ossia il sequestro di Dalila Morigi, la 30enne cesenate che sarebbe stata seviziata con l’accusa di essere «una strega».

Secondo la difesa Tieni e gli altri tre indagati – già agli arresti domiciliari – non avrebbero «obbligato» la vittima a seguirli nel casolare degli orrori in via Schiappona. Secondo i presunti aggressori Dalila li avrebbe seguiti di sua spontanea volontà. Cosa assolutamente negata dalla vittima. Terzo passo, per i due avvocati che difendono i quattro indagati – Enrico Bricchi e Enrica Spadafora – sarà andare a fondo di questa storia dai contorni inquietanti. A partire dall’accusa di magia nera che avrebbe scatenato l’aggressione verso la 30enne cesenate prima il 13 poi il 18 aprile.

Da quanto trapela da fonti investigative l’aggressione sarebbe stata inscenata dalla convinzione che Katia Tieni – 22enne residente a Bologna – avesse subito un rito voodoo dall’amica Dalila. Nel delirio la dark lady avrebbe coinvolto il padre Luigi Roberto, il fratello Thomas e il fidanzato Alessandro Buscaroli.

Quest’ultimo è il bolognese di 42anni notissimo nell’underground emiliano delle feste dark. Cruciale sarà poi capire esattamente cosa sia successo nel casolare di campagna. A partire dall’accusa di avere obbligato la vittima a bere acqua bollente per purificarsi e prepararsi a liberare Katia dal sortilegio.

Intanto, sul web, si sta combattendo non una guerra legale ma una battaglia che aumenta il livello della tensione. Dalila è stata raggiunta da messaggi Facebook deliranti. Volgari. Frasi sconnesse che aprono le quinte su un palco oscuro. «Hai detto a Katia che morirà come un cane», oppure «hai preannunciato sangue e risate».

Poi il messaggio prosegue con le ipotetiche – perché sono ancora tutte da dimostrare – presenze di spilloni, bambole voodoo, viscere di capra e rospi morti nell’abitazione della dark lady. «Follie – si sfoga Dalila –, frutto di chi in qualche modo vuole continuare a farci del male».

Usa il plurale la cesenate. Parla di lei – che sarebbe stata sequestrata e seviziata con un accusa di stampo medioevale – e di suo padre. Che sarebbe stato colpito da una testata ad un occhio, offeso e minacciato di morte. Dalila è terrorizzata. «Non mi aspettavo che tre di loro fossero già fuori dal carcere – dice – io e mio padre abbiamo paura». Anche se ogni suo spostamento è vigilato dagli angeli che l’hanno tirata fuori dall’abisso.