Il 25 aprile del ribelle Montalti

L’ex assessore del Pci-Pds-Ds, oggi novantenne, racconta i suoi giorni della Liberazione e il periodo precedente

Tino Montalti, 90 anni, in casa sua

Tino Montalti, 90 anni, in casa sua

Cesena, 25 aprile 2016 – IL 25 APRILE 1945 di Tino Montalti, politico con trascorsi quarantennali in municipio, assessore del Pci (poi nel Pds e Ds) e presidente del consiglio comunale, fu molto sentito ma decisamente meno avventuroso rispetto agli eventi precedenti, che lo videro protagonista come quindicenne antifascista. Nel 1941, infatti, quando frequentava Ragioneria, era stato arrestato dai fascisti.

Montalti ha da poco compiuto 90 anni. Ricorda bene il 25 aprile di 71 anni fa?

«Come no: avevo 19 anni, stavo studiando da privatista per poter diventare ragioniere ed ero a letto con la febbre. Ero molto affaticato in quel periodo perché mi mantenevo anche lavorando all’Arrigoni e presi l’influenza. Ma i giorni della liberazione di Cesena risalivano a qualche mese prima, il 20 ottobre del 1944, che vissi con grande trepidazione e coinvolgimento. Il 25 aprile da Cesena seguivamo febbrilmente le notizie di quello che succedeva nelle città del Nord via radio e attraverso i giornali. Capimmo che la guerra stava veramente finendo e che fascismo e nazismo erano stati sconfitti».

Perché venne arrestato dai fascisti quattro anni prima?

«Frequentavo Ragioneria che aveva la sua sede a San Domenico. Insieme ad altri studenti e un piccolo gruppo di operai comunisti producemmo dei manifesti stampati a nostre spese con delle scritte contro la guerra, attacchi al fascismo e elogi del comunismo. Un giorno diffondemmo quei manifesti a scuola e in più facemmo scritte sui muri. Ci arrestatarono».

Quanto durò la reclusione?

«Circa due mesi: prima fummo rinchiusi alla Rocca di Cesena e poi nel carcere di Forlì. Uscii dal carcere il 31 dicembre 1941 e trascorsi la notte di capodanno con i miei familiari, ma io e i miei compagni sediziosi fummo espulsi da tutte le scuole del regno. In seguito, venne annullata e così potei sostenere gli esami da privatista e diventare ragioniere. Finita la guerra mi iscrissi all’Università e mi laureai in Economia e Commercio».

All’istituto tecnico Serra è rimasto legato per tutta la vita, visto che poi ne è stato insegnante per tanti anni.

«Sì e fui molto felice cinque anni fa quando in occasione dell’anniversario della Liberazione di Cesena fui invitato a tenere una conversazione con i ragazzi sul tema “La Costituzione, i giovani, l’impegno civile” in cui parlai anche del mio impegno nella vita amministrativa della città come assessore e presidente del consiglio comunale e portai la testimonianza del mio impegno antifascista. Dissi agli studenti che ero grato a quell’esperienza di attività sovversiva quando ero appena adolescente, perché ha orientato la mia vita verso i principi dell’antifascismo e l’adesione al Pci».

Professor Montalti, cosa direbbe oggi a un giovane, nel giorno della festa della Liberazione?

«Non farei prediche, parlerei nuovamente della mia esperienza che mi aiutò a forgiare il carattere e gli ideali. Lo inviterei ad aprirsi al mondo, a interessarsi alla politica, a non dare per scontato che la libertà e la democrazia siano acquisiti per sempre. Direi anche che ognuno di noi deve fare la propria parte comportandosi da buon cittadino».