Sfreccia con la moglie incinta. Multato, vince il ricorso

L’uomo ‘fotografato’ dal tutor della Secante va dal Giudice di pace Il Comune in tribunale: "Non c’era lo stato di necessità"

Una donna incinta (Foto di repertorio LaPresse)

Una donna incinta (Foto di repertorio LaPresse)

Cesena, 13 febbraio 2016 - Sei alla prima gravidanza, è un tranquillo pomeriggio primaverile e improvvisamente ti si rompono le acque. Quello che sai è che devi correre dritto all’ospedale dove ti aspettano un’ostetrica e un dottore che si prenderanno cura di te. Non hai tempo da perdere, ti infili il primo paio di scarpe che trovi e tuo marito prende quella valigia buttata lì in bella mostra che hai preparato un mese fa. Un viaggio veloce verso l’ospedale dove finalmente farai la conoscenza della creatura che ti porti in grembo da nove lunghi mesi.

Ma c’è qualcosa di cui non hai tenuto conto nella fretta: mentre sei in macchina nella tua folle corsa vedi un cartello al ciglio della strada e ti ricordi del limite di velocità. Che fai? Lo rispetti? Certo che no, il tuo fisico non ti permette di aspettare oltre, e allora al diavolo il limite e sfrecci a più non posso, sperando che tutto vada per il verso giusto.

E tutto fila per il verso giusto. Dopo pochi giorni te ne torni a casa con quella creatura meravigliosa, e il viaggio folle verso l’ospedale te lo sei ormai dimenticato. A ricordartelo è, alcuni mesi dopo, una raccomandata che trovi dentro la buchetta della lettere. Un’ingiusta multa per eccesso di velocità. Un centinaio di euro o poco più che proprio ritieni di non dover pagare. Ma la causa davanti al giudice di pace diventa inevitabile. Il magistrato si trova davanti un “povero” padre multato per aver sfrecciato davanti al tutor sotto la secante cesenate a velocità folle. Quel padre è tuo marito, che multato, ricorre dimostrando che aveva la moglie partoriente in auto.

L’avvocato Paola Meloni produce tempestivamante prova con il certificato di nascita relativo a un paio di ore dopo la multa. L’amministrazione comunale di Cesena però manda un agente al processo per costituirsi in giudizio contestando che ‘non trattasi di stato di necessità’.

Parte la causa e il rappresentante della polizia municipale di Cesena viene fino a Forlì per contrastare vibratamente la richiesta del povero neo padre, che ha avuto l’unica colpa di voler far nascere il figlioletto. Questo l’incredibile processo che si è tenuto alcuni giorni fa dal giudice di pace di Forlì davanti all’incredulità generale dei genitori e dei presenti. Fortunatamente il giudice ha annullato la sanzione.