Pantani, la Procura pronta ad ascoltare Vallanzasca

In settimana trasferta milanese per Sottani: i magistrati vogliono fare chiarezza su una storia dai lati ancora troppo oscuri

Marco Pantani

Marco Pantani

Cesena, 19 ottobre 2014 - La settimana prossima il procuratore di Forlì Sergio Sottani potrebbe varcare i cancelli del carcere di Opera per ascoltare Renato Vallanzasca. In cima alla vetta di una storia che sembra ancora una volta da riscrivere la speranza della verità sul Pirata.

La verità su quel 5 giugno 1999, a Madonna di Campiglio. La verità su quel sabato mattina che ha cambiato il corso della vita di un uomo, Marco Pantani, e un po’ anche il corso della storia del ciclismo, per come l’abbiamo conosciuto grazie agli assalti alle montagne di quel ragazzo di Cesenatico.

Se Renato Vallanzasca accetterà di parlare la domanda che il pool di investigatori farà è racchiusa in un pugno di parole: chi fece quella soffiata? Qual è il nome, qual è il volto, qual è la storia custodita in un casello giudiziario che disse quelle cose al bel René. Chi disse: «Hai qualche milione da buttare? Se sì, puntalo sul vincitore del Giro. Non so chi vincerà... ma sicuramente non sarà Pantani».

Il pool di inquirenti ha deciso di andare fino al fondo alla storia del Pirata, per capire davvero cosa sia successo – se qualcosa davvero è successo – alla fialetta con il sangue incriminato del Pirata e che gli costò la squalifica dal Giro. Come in ogni tappa, quelle tappe maledette di salita, le variabili sono importanti. Decisive.

L’appuntamento con il bandito, che nella lettera a mamma Tonina l’8 novembre 2007 – e pubblicata ieri dal Carlino – illuminava uno degli angoli più inquietanti di tutta questa storia, potrebbe avvenire già questa settimana. La prima variabile da considerare è la volontà di Renato Vallanzasca. Il bel René parla di una «soffiata», ‘regalata’ da un compagno di cella «vicino al mondo delle scommesse clandestine». Vallanzasca ha scritto «che quell’episodio ha sconvolto la vita del tuo Marco al punto, a quanto pare, da... consegnarlo alla droga!». Il magistrato della procura di Forlì ha deciso di scendere fino ai fondali di questa storia. Verificare la fondatezza del racconto di Vallanzasca.

La sagoma che si staglia in fondo a tutta questa vicenda è quella del Pirata. Pirata ormai irraggiungibile. Ma raggiungibile potrebbe essere la verità su quella maledetta tappa a Madonna di Campiglio. La provetta che ha sancito la morte sportiva del malinconico re delle montagne potrebbe essere stata maneggiata da qualcuno? Pantani, la sera prima delle analisi aveva un livello di ematocrito inferiore ai limiti previsti e all’alba di quel 5 giugno, penultima tappa del giro, era in testa a tutti. La sua squadra, la ‘macchia gialla’, era pronta a dare tutto per lui. Allora perché l’ematocrito è salito così in alto? Al bel René, se davvero è in possesso della chiave del mistero, la possibilità di fare luce su un pezzo di storia del ciclismo mondiale. E, soprattutto, un po’ di verità su quella sagoma, in controluce, ormai irraggiungibile per tutti.