Referendum, disagi ai seggi per le elettrici

Lunghe file per la rigida divisione tra addetti ai registri elettorali di donne e uomini

Il voto di ieri in un seggio cesenate

Il voto di ieri in un seggio cesenate

Cesena, 5 dicembre 2016 – Donne sull’orlo di una crisi di nervi al seggio 8 della scuola di San Domenico. E’ successo anche questo ieri mattina in fila per espletare il diritto al voto sul referendum. Chi non si sarebbe arrabbiata del resto se fosse stata tra le circa 40 donne in fila (ore 11,30 circa) che venivano tenute alla porta per far passare solo elettori uomini? Un riprovevole tentativo di discriminazione di genere? Così sembrava la chiamata dell’operatore del seggio che come se cercasse un genere raro guardava oltre il muro degli occhi femminili, contrariati e pronti alla rivolta, per cercare «un elettore uomo».

«Non c’è un elettore uomo?». Ed ecco che un po’ imbarazzato «l’elettore uomo», in coda alla fila perché arrivato da poco, alzava la mano e fendeva con fatica il gruppo delle donne schiacciate nella fila compatta in attesa e pronte alla rivolta. Finchè le voci - femminili, ovviamente - non si sono fatte alte. Che vuol dire che possono passare solo gli uomini? E noi che siamo qui da mezz’ora perché non possiamo entrare a votare? Ma chi vi dà il diritto di mettere in atto una tale discriminazione? E questa la parità di cui ci si riempie la bocca? E via battute e battibecchi.

La spiegazione, però, c’è. «Signore, non è che vogliamo discriminarvi - dice conciliante e gentile il presidente del seggio - il fatto è che c’è un operatore che registra i votanti maschi ed uno che registra le donne, in questo momento, oltreché un accesso eccezionale di votanti c’è anche un numero molto superiore di donne e se non vogliamo che l’operatore che registra gli uomini resti inattivo intanto facciamo passare loro».

Tutto risolto? Per niente. «Dovevate pensarci prima. Mettete un altro operatore a registrare le donne. Non è colpa nostra se le donne sono di più. Siamo proprio in Italia...». E via di questo passo. «Mai vista una cosa così...» va intanto dicendo lo scrutatore addetto «alle chiamate», «e dire che è sempre stato così, un operatore per gli uomini ed uno per le donne che votano». Che, tra parentesi, in Italia sono circa 2 milioni in più. E chissà perché si deve votare «per genere». Per avere immediatamente il dato d’affluenza disaggregato per uomini e per donne? Mistero, fattostà che a quell’ora, per votare, gli uomini hanno impiegato pochi minuti e le donne circa 40 minuti a testa. Una discrepanza che in questo momento non passa inosservata.