"I profughi si occupano di lavoretti: sono volenterosi e riconoscenti"

Parla Strada il direttore dell’Asp che li gestisce da un paio di anni

Alcuni profughi appena arrivati

Alcuni profughi appena arrivati

Cesena, 24 aprile 2015 - Alessandro Strada, direttore dell’Asp (Azienda dei servizi alla persona) Cesena-Vallesavio, come gestite il tempo libero degli immigrati che sono attualmente in carico all’Asp?

«Quelli che stanno nelle tre strutture di Cesena sono 32 e tutti inseriti nel progetto del Comune ‘Attiviamoci per Cesena’ che impegna altri volontari nelle piccole manutenzioni e nelle pulizie dei parchi. Puliranno i giardini di Serravalle, Malmerendi , Ragazzi del ‘99 e il parco per Fabio. Ma già noi, nell’ambito dei nostri servizi per la manutenzione dei nostri edifici, abbiamo affidato loro altri piccoli lavori».

Gli immigrati in attesa dei documenti possono svolgere qualunque mansione?

«No, la legge pone vincoli rigidi. Possono svolgere solo attività rubricate sotto la voce volontariato. Tagliano l’erba, raccolgono i rifiuti, spazzano i cortili e gli interni delle sedi comprese quelle dove alloggiano che sono totalmente affidate alle loro cure e che devono tenere rigorosamente in ordine. Hanno anche ridipinto una stanza del Roverella dove si svolgono i corsi delle associazioni. Seguono anche un orto sociale nel quartiere Ravennate».

Riescono ad essere impegnati un po’ tutti i giorni?

«Sì, ogni giorno frequentano anche la scuola di italiano».

Hanno qualche preparazione artigianale o professionale che possono far valere in queste occupazioni?

«In generale sono abbastanza versatili nei lavori manuali, hanno esperienze in ambito agricoli. Quelli che hanno lavorato in Libia prima di arrivare in Italia hanno svolto mansioni nella carpenteria metallica, c’è qualcuno che sostiene di essere un meccanico. Insomma, hanno competenze manuali di base e poco di più».

Sono tutti disponibili a lavorare o c’è anche chi si sottrae?

«No, assolutamente, nessuno evita di lavorare. Hanno tutti un atteggiamento di riconoscenza, hanno molta voglia di ripagare la nostra l’ospitalità con il loro lavoro. Sono molto disponibili, gentili e responsabili nei confronti delle abitazioni che occupano. Mi è capitato di andare in una delle strutture e, dato che non mi avevano mai visto prima, hanno immediatamente allertato gli uffici. Non si sono rilassati fino a quando non hanno avuto chiaro chi fosse l’intruso. Io, del resto, non sono molto bravo con le lingue».

Sono oggettivamente utili nelle loro attività o ve le inventate solo per tenerli occupati?

«Si occupano di attività che noi generalmente trascuriamo. Di sfalci dell’erba, ad esempio, ne facciamo solo tre all’anno ma da quando ci sono loro i nostri edifici sono più belli ed ordinati e i giardini, che vengono innaffiati più spesso, sono più rigogliosi».

Quando andranno via chi svolgerà le loro mansioni?

«Eh… Non so se avremo le risorse per fare altrettanto».

Se qualcuno offrisse loro un lavoro regolarmente retribuito potrebbero svolgerlo?

«Ora no, potranno farlo solo dopo aver regolarizzato la loro posizione in Italia, ossia se vengono riconosciuti come profughi e semplici immigrati, e ottenuto il permesso di soggiorno».

Sapete di altri arrivi?

«No, ce lo comunicano pochissimo tempo prima. Ma di spazi davvero oggi ne abbiamo pochissimi».