Assalto alla villa di Marchioro, trovati i banditi grazie al Dna

Determinanti le tracce lasciate sui guanti e sul nastro adesivo FOTO La villa dopo la rapina

Pippo Marchioro, 78 anni, oltre ad avere allenato il Cesena  in quattro periodi diversi, ha guidato numerose squadre

Pippo Marchioro, 78 anni, oltre ad avere allenato il Cesena in quattro periodi diversi, ha guidato numerose squadre

Cesena, 19 dicembre 2014 - Avevano indossato i guanti per non lasciare tracce, avevano tenuto un profilo basso per non dare troppo nell’occhio. Ma non avevano fatto i conti con la tenacia e l’acume investigativo degli investigatori dell reparto operativo di Lucca dei Carabinieri e della compagnia di Viareggio. Pochissimi indizi e una flebile traccia che si perdeva in un vicolo cieco. Le speranze per risolvere il caso erano ridotte al lumicino, quando l’abilità di mettere insieme i puzzle di più fatti investigativi ha consentito ai carabinieri di dare nomi e volti ai tre banditi che nell’agosto del 2013, assaltarono armati di pistole e fucili la villa di Lido di Camaiore di Pippo Marchioro (foto), ex allenatore del Milan, del Cesena, della Reggiana e di altre squadre di serie A.

Per quel colpo è finito in carcere Gennaro Buonavoglia, 44 anni, napoletano residente a Viareggio e sono stati denunciati i suoi complici, un pietrasantino di 42 anni, P.T, e un tunisino di 38 anni, H.M. Il Buonavoglia e il tunisino, fra l’altro, si trovavano già in carcere a Lucca per altri furti commessi.

La rapina. Erano le 18,30 del 21 agosto del 2013, quando tre banditi armati fino ai denti attesero il ritorno a casa di Pippo Marchioro e di sua moglie. Li costrinsero a entrare, li legarano e li imbavagliarono. Volevano la combinazione della cassaforte che le vittime, per lo spavento e la concitazione non riuscirono a ricordare. Presero però un po’ di tutto: soldi, gioielli e altri valori. Presero anche un posacenere d’argento di Versace. E quel posacenere ha fatto tutta la differenza del mondo, la differenza che ci può essere fra la libertà e il carcere.

Quel posacenere è ricomparso a un Compraoro di Viareggio. I militari della Compagnia di Viareggio stavano facendo indagini sulla persona che lo aveva portato al Compra Oro. Capirono che quell’oggetto di valore era stato rubato nella villa di Marchioro. Dal ricettatore ebbero quindi il nome di chi glielo aveva dato. Era il Buonavoglia. Si trattava adesso di incastrarlo con prove certe. E quelle erano lì a disposizione. Gli esperti della scientifica infatti nel corso delle indagini di un anno e mezzo prima, erano riusciti a isolare delle tracce genetiche che i malviventi avevano lasciato sullo skotch utilizzato per imbavagliare i Marchioro e sui guanti che i carabinieri ritrovarono nei campi adiacenti dove avevano effettuato il cambio della macchina.

Quelle tracce che sul momento non avevano valore perché non potevano essere confrontate con niente, sono state inviate ai Ris di Roma. Gli esperti hanno trovato con assoluta certezza una corrispondenza fra quelle tracce e il dna del Buonavoglia. All’uomo già in carcere è stato quindi notificato un’ordinanza di custodia cautelare per rapina e sequestro di persone. I suoi complici restano indagati, perché nel loro caso non è stata trovata una corrispondenza certa del Dna. Ma vengono comunque incastrati dalle celle telefoniche: i loro telefonini, guarda caso, quel giorno a quell’ora era nell’area della villa di Marchioro.