Cesena, 22 luglio 2014 - Catia è seduta nel portico di casa. Se allunghi lo sguardo vedi le transenne arancioni che delimitano l’area dove dovrebbe sorgere la nuova antenna di telefonia mobile, a qualche centinaia di metri di distanza. Catia Rossi abita a Villa Chiaviche, in via Cerchia, un paio di case dopo gli striscioni appesi dai manifestanti che si oppongono alla realizzazione del ripetitore. Quel ripetitore non lo vuole nemmeno lei: le fa paura.
"Nel 2001 — spiega — mi sono sottoposta a un intervento a causa di problemi all’udito e da allora vivo con un impianto cocleare. Si tratta di uno strumento che interagisce con l’orecchio e di conseguenza col cervello, inviando impulsi che facilitano la comprensione di suoni e rumori. E’ un impianto sofisticato e il risultato è buono. Ma ha una controindicazione: l’esposizione a campi elettromagnetici può provocare danni, che in certi casi sono solo fastidi, in altri possono diventare problemi molto seri". Ai disagi ormai Catia è abituata: quando le capita di passare vicino a un segnale particolarmente forte avverte un ronzio o magari anche un suono fastidioso; a volte è pure costretta a spegnere l’impianto per evitare problemi. "Non mi lamento, me ne sono fatta una ragione. Ma a casa mia ho dei diritti che non possono essere ignorati. Quando sono tra queste mura pretendo di essere serena e tranquilla. Non posso trascorrere ogni momento facendo i conti con le interferenze. Se devo vivere con l’impianto spento o peggio ancora con la paura di incorrere in rischi per la mia salute, a che cosa è servito l’intervento?".
La protesta dei residenti è iniziata circa un anno fa, segnalare la propria situazione prima dell’arrivo delle ruspe avrebbe probabilmente semplificato le cose. "E’ vero — sospira la donna — il fatto però è che con tutto il rumore che si era sollevato, le riunioni e le manifestazioni, credevo che dell’antenna non se ne sarebbe fatto più niente. Mi sbagliavo". Catia è seduta dietro a un tavolo coperto di fogli. Fogli che citano ricerche scientifiche e che straripano di numeri e di caratteri fitti fitti.
Avvertenze mediche, studi, valutazioni. Niente su quel tavolo parla a suo favore. A farle compagnia ci sono la sua famiglia, un esponente del comitato che protesta contro l’installazione dell’antenna e Pier Antonio Marongiu, il direttore del comitato scientifico dell’Associazione Romagnola Ricerca Tumori, che fa parte di chi chiede maggiore prudenza nell’installazione dei ripetitori: "Ci sono studi — incalza Marongiu — che evidenziano come il rischio di ammalarsi di tumore è tre volte superiore nelle persone che vivono nel raggio di 400 metri dalle stazioni. Chi si trova a una distanza tra i 110 e i 280 metri ed è esposto in maniera continuativa a campi di circa 0,2 – 0,6 volt metro, può presentare svariati disturbi, come l’irritabilità, il mal di testa, la nausea, la depressione, le vertigini e l’affaticamento". Altri studi, pure questi suffragati da pareri medici, però smentiscono effetti cancerogeni sull’uomo: questa è la linea dell’Ausl che ha autorizzato l’impianto. "Il punto — rilancia Marongiu — è che oggi di certezze non ce ne sono: nel lungo periodo, tra qualche decennio, che conseguenze avremo? Non siamo qui a fare allarmismo, chiediamo però che non ci si limiti a rispettare le normative nazionali, ma si consideri l’effettiva necessità di realizzare gli impianti. In mancanza di verità assolute, nel campo della salute deve prevalere la prudenza. A Cesena dal 2006 vige un regolamento comunale che deve solo essere rispettato".
Anche i rappresentanti del comitato, che nel frattempo ieri mattina si sono svegliati con una nuova antenna realizzata nel quartiere Fiorita, poco distante dallo stadio, hanno la loro da dire: "Il sindaco è il garante dei cittadini. Prima di dare il via libera alla realizzazione dell’antenna avrebbe dovuto informarsi dello stato di salute di chi ci abita vicino. E ora che non si comincino a proporre palliativi tipo orientare il segnale in maniera diversa o ose simili. L’antenna non la vogliamo, punto e basta".
Luca Ravaglia